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Ovadia fa il funerale al Pd: “Hanno solo sete di potere. Questa sarà la fine dei dem”

Edoardo Sirignano
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«Il Movimento e la sinistra non possono perdere la faccia per un Partito Democratico che non è stato in grado di rinnovarsi. Il problema non è Schlein, ma chi è dietro di lei. Se c’è solo gente che cerca il potere, ciao Beppe. Allo stesso modo, però, basta con questo giustizialismo esasperato, parola che a mio parere non dovrebbe neanche esistere. Perché non viene utilizzato tale vocabolo quando in galera sono ad andare i poveri?». A dirlo l’attore e scrittore Moni Ovadia.

Come ne esce la sinistra dalle ultime vicende di cronaca?
«So da un pezzo che il Pd, a malapena, è un partito di centro. Stiamo parlando, comunque, di un soggetto con problemi immensi, che non solo va rifondato, ma dovrebbe addirittura risorgere. Non può una forza di sinistra sostenere le istanze guerrafondaie della Nato. La pace dovrebbe essere un pilastro indiscutibile e invece non lo è. Quando è nato il Pd, nei vari passaggi da Pci a Ds e via dicendo, purtroppo, si sono persi valori fondamentali. Mi riferisco alla giustizia sociale, all’uguaglianza, alla scuola e alla sanità pubblica. Si è, invece, accettato il liberismo e ciò, prima o poi, porta a determinate conseguenze».

 



Ha fatto bene il M5S a staccare la spina in quel di Bari?
«Il Movimento, come altre forze, ha fatto una scelta per la propria salute. Altrimenti aumenta l’astensione, non i voti che vanno alla destra. Le persone ormai non ci credono più».

La sfiducia aumenta, però, se non viene selezionata, in modo accurato, la classe dirigente...
«L’elettore di sinistra, ahimè, è ingenuo. Crede ancora di votare Berlinguer. Si illude che ci sia ancora un movimento con quei valori o piuttosto fa finta di crederci perché sa che dall’altra parte c’è qualcosa di davvero inaccettabile. Così, comunque, non si costruisce un progetto. La prima istanza dovrebbe essere cercare di capire in che società si vuole vivere. Se cerchi di costruire la politica con tatticismi, oltretutto penosi, non vai lontano».

Che idea si è fatto, invece, rispetto a questo giustizialismo, a volte estremo di una certa parte?
«Non ho mai capito questa parola. In Italia è stabilito dalla Costituzione che la magistratura è un potere indipendente. Questo linguaggio, dunque, mi è estraneo».

C’è, intanto, chi fa il duro e puro, basandosi su questo concetto e chi, al contrario, passa per il cattivo...
«Bisogna che l’attività dei politici venga giudicata in base al loro agire o proporre leggi, se sono al governo. Abbiamo una magnifica Costituzione che deve guidarci e sotto la quale devono stare tutte le altre leggi. Sono lontano dall’essere un forcaiolo, ma se ci sono delle norme bisogna rispettarle e questo vale per tutti. Non ho mai sentito parlare di giustizialismo quando ad andare in galera sono i meno abbienti. Questo termine è nato, infatti, solo quando si sono colpiti uomini che stavano al potere o in alto. La povera gente va dietro le sbarre senza alcun dibattito. I colletti bianchi, i grandi manager, però, sono cittadini come gli altri e la giustizia dovrebbe essere uguale per tutti. Nei loro confronti sbagliato un accanimento, ma anche un’indulgenza a priori».

 



Quali sono gi effetti di tutto ciò?
«Il Paese sta messo malissimo. Non credo alle favole, né a quelle che dice la destra, né a quelle che raccontava la sinistra. Su questioni troppo importanti nessuno fa niente».

Faccia un esempio...
«Il 40% di spreco dell’acqua è un problema che non può più essere ignorato da chi si adopera per la cosa pubblica o meglio ancora che non può avere colori politici. Tutti beviamo e ci laviamo. Va avanti, invece, quel ragionamento per cui se l’hai fatto tu fa schifo, mentre se l’ho fatto io va bene. Non casco più in tali trappole, da cittadino che ho sempre pagato le tasse. Anzi, sbagliato dire che queste sono alte, quando c’è poi chi non le paga. In Italia, la verità è che non cambia mai nulla. Le persone che si attengono alle leggi, purtroppo, vengono penalizzate mille volte più degli altri, mentre in televisione vediamo i soliti starnazzare e dire le cose come gli conviene».

 

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