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Andrea Purgatori, i consulenti del pm: "Bastava una terapia antibiotica"

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Andrea Purgatori è morto a Roma lo scorso 19 luglio. Due fattori, stando alle ricostruzioni offerte da un articolo del Corriere della Sera, andrebbero considerati per fare chiarezza sulle cause del decesso. In primo luogo, "nessuno dei medici che nella clinica privata Villa Margherita di Roma lo ebbe in cura comprese davvero la patologia da cui era affetto, un’endocardite (infezione delle valvole cardiache) che conviveva con un tumore ai polmoni", si legge sul quotidiano. Poi, "una semplice terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita". 

 

 

In seguito all'esposto della famiglia del giornalista, il pm Giorgio Orano ha iniziato a indagare per omicidio colposo su quattro medici curanti e ha richiesto una consulenza. Da questa emergerebbe che il cardiologo Guido Laudani avrebbe sottovalutato dei campanelli d'allarme: "Ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva.Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura".

 

 

Perché prima del 16 giugno la presenza di una endocardite non era stata segnalata con chiarezza? "Sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale", scrivono i consulenti del pm. "Sarebbe stato certamente opportuno eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica. Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell’endocardite infettiva con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura", aggiungono. 

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