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Porro-Cruciani mai visti così: Rampini sulla "dittatura woke" è da impazzire

Luca De Lellis
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Ha suscitato scalpore l’intervista di Federico Rampini apparsa sul Corriere della Sera di lunedì 4 marzo. Addirittura, il pezzo – che racconta di una ragazza italiana di 42 anni inserita nel contesto formativo di un Master alla Columbia University che si è ritrovata costretta a scusarsi nei confronti dei suoi colleghi di colore, nella prima settimana di orientamento, in quanto bianca e quindi “portatrice sana di razzismo” – ha “fatto impazzire” Nicola Porro. Il conduttore di Quarta Repubblica, durante la trasmissione di Rete 4, nel corso del format “Un tavolo per due” in coppia con Giuseppe Cruciani, ha voluto dare largo spazio alla vicenda che ha turbato parte dell’opinione pubblica. Porro è rimasto esterrefatto dalla storia, tanto che in un primo momento ha stentato a credere che fosse un’intervista veritiera. E, dopo aver tuonato contro la prestigiosa università newyorkese, ha voluto puntare il dito anche verso lo scarso coraggio della donna veneta: «Posto che i neri sono sicuramente più intelligenti, come i bianchi, i viola e i rossi, di chi ha pensato queste regole, la ragazza dovrebbe trovare il coraggio di rivendicare il fatto che lei non è razzista, e di non volersi tutte le mattine scusarsi per il non razzismo che ha». 

 

Il conduttore del programma ha azzardato un paragone significativo: «Mi ricorda un po’ quelli che si dicevano colpevoli della morte di Giulia Cecchettin senza aver commesso alcun reato, solo in quanto uomini». Insomma, la tesi di Porro è che non bisognerebbe fare di tutta l’erba un fascio, e che l’’individuo è unico, non si muove in gregge. Ergo non tutti i bianchi sono razzisti, e non tutti gli uomini commettono violenze e femminicidi. Ma l’intervistata non ha voluto nemmeno uscire allo scoperto, probabilmente perché intimidita dalla paura di subire ripercussioni nel suo percorso formativo alla Columbia. E, secondo il parere di Cruciani, questo è il dato che suscita più riflessioni amare: «L’aspetto che più mi ha fatto indignare è che questa ragazza non si rivela, è anonima, evidentemente perché per lei pronunciarsi in merito lo percepiva come un pericolo». Anche il presentatore del programma radiofonico La Zanzara si è lasciato andare a una similitudine simbolica: «Ha reagito come un pentito di mafia che ha paura di dire ciò che pensa perché teme ritorsioni. Questa è la cosa più sconcertante di questa intervista».

 

Nel pezzo di Rampini, editorialista corrispondente da New York, si riporta di una vera e propria “dittatura della cultura woke” ormai dilagante nella Grande Mela, dove qualsiasi cosa si dica o si faccia si può essere accusati di offese rivolte alle comunità degli afroamericani o dei latinos. E nonostante la ragazza si professi progressista, addirittura radicale di sinistra, si trova parecchio in difficoltà. C’è un passaggio nel quale, infatti, racconta di essere stata esclusa dal corso di “assistenza alla tossicodipendenza” perché hanno la precedenza i non-bianchi. Cruciani sbotta: «A me questa cosa fa venire il sangue al cervello». E lancia un segnale d’avvertimento anche all’Italia, ricordando il caso delle sospensioni dell’Università Bocconi di Milano contro coloro che deridevano la decisione di creare bagni gender neutral nelle proprie sedi: «Per quanto riguarda la dicitura “bianchi portatori di razzismo”, credo che siamo alla follia. La cosa più brutta è che a questa deriva ci siamo arrivati anche noi, in parte con la vicenda dei bagni gender neutral della Bocconi».

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