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“Vannacci il vero odiato e discriminato”. Feltri a valanga dopo l'indagine a orologeria

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Amarezza. È questa la reazione di Vittorio Feltri nell’aver letto dell’indagine che riguarda il generale Roberto Vannacci, con alcune associazioni che ritengono che con il suo libro l’esponente dell’esercito abbia esortato all’odio e alla discriminazione. “A me pare - scrive Feltri nella sua rubrica su Il Giornale - che ad essere odiato e discriminato sia proprio l’onorevole soldato, che non può essere reputato colpevole di pensarla in un certo modo o di esprimere opinioni personali che è legittimo che egli estrinsechi, a prescindere dal ruolo. Vannacci è libero di dire la sua in qualità di essere umano e tale diritto è un diritto assoluto, inviolabile, irrinunciabile, intrasferibile, imprescrittibile. Mi impressiona che un uomo possa essere segnalato e sottoposto ad inchiesta giudiziaria in quanto è considerato potenzialmente reo di pensarla in una certa maniera. Il termine persecuzione è calzante e non costituisce una esasperazione, una esagerazione. Non trovo affatto che le espressioni incriminate usate da Vannacci rappresentino una forma di istigazione all’odio razziale”.

 

 

In particolare Feltri si concentra sulle parole di Vannacci su Paola Egonu: “Egli si limita a compiere osservazioni inoppugnabili. Dove sta l’invito ad odiare o discriminare chi ha la pelle nera? Il generale afferma la verità e la verità non è insultante. Ad essere combattuta è, ancora una volta, la libertà di pensiero, che non può essere assoggettata a vincoli o limitata in quanto Vannacci indossa la divisa. Vannacci - prosegue il direttore editoriale - è colpevole, non lo nego. È colpevole di avere l’imperdonabile coraggio di esprimere le sue opinioni. Un coraggio e un atto che si pagano in una società in cui predominanti sono perbenismo e ipocrisia e in cui si è affermato il culto del conformismo del pensiero, per cui, se non ti adegui ad un preciso sentire, vieni visto come soggetto pericoloso, borderline, una sorta di minaccia. Vannacci, che orgogliosamente rivendica le sue idee, ha dato prova di essere un combattente di valore in questa guerra collettiva alle nostre fondamentali libertà, prima tra tutte quella di parola”.

 

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