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Vannacci, magistrati a orologeria: indagato per il libro bestseller

Christian Campigli
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 A pensar male del prossimo si fa peccato, ma spesso si indovina. Una frase resa immortale da Giulio Andreotti che si addice perfettamente alla vicenda giudiziaria che sta travolgendo (almeno a livello mediatico) Roberto Vannacci. Il generale dell’esercito è infatti indagato per alcune frasi pubblicate nel libro «Il mondo al contrario». La procura romana ha contestato all’uomo in divisa il reato di istigazione all’odio razziale. Un procedimento che ha preso corpo dopo alcune denunce presentate nelle scorse settimane da associazioni indignate dalla incalzante prosa messa nero su bianco dal militare. I passaggi maggiormente contestati sono, nello specifico, due: il primo, nel quale Vannacci definisce «non normali» gli omosessuali, il secondo quando cita un episodio vissuto a Parigi in cui fa riferimento a persone di colore.

 

«Ancora una volta apprendiamo notizie di indagini dalla stampa - ha sottolineato l’avvocato Giorgio Carta, difensore del generale - L’unica istigazione fatta è quella alla riflessione e alla lettura e ai temi sociali. Anche Galileo Galilei è stato processato per le sue idee ma 300 anni dopo è stato assolto. Speriamo di risolvere questa vicenda prima».

Impossibile non notare un timing piuttosto anomalo. Val la pena di ricordare come l’affaire Vannacci sia scoppiato all’inizio della scorsa estate. L’avviso di garanzia è però giunto, casualmente, solo a tre mesi dal voto alle prossime elezioni europee, alle quali verosimilmente il generale si presenterà come capolista per la Lega nelle cinque circoscrizioni. Un procedimento che va a sommarsi a quello, emerso nei giorni scorsi, per peculato e truffa.

 

Torna alla mente quel lontano 22 novembre 1994. Quando a Napoli si stava svolgendo la conferenza internazionale sulla criminalità organizzata. Il Corriere della Sera, in prima pagina, pubblicò quel giorno la notizia che l’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, aveva ricevuto un avviso a comparire dalla Procura di Milano (quella, per intendersi, guidata da Francesco Saverio Borrelli e Antonio Di Pietro). L’inchiesta su TelePiù si occupava del ruolo di controllo della pay tv da parte di Fininvest. I magistrati meneghini erano convinti tanti e tali fossero le irregolarità da rendere necessario l’invio dell’avviso proprio durante quel meeting internazionale. Per la cronaca, il processo è andato in prescrizione, con sentenza del 2004.

«Nel suo libro, il generale Vannacci si è limitato a esporre in veste di cittadino delle opinioni personali - ha aggiunto l’avvocato penalista Massimiliano Manzo, che difende il militare assieme al collega Giorgio Carta - Mai ha sostenuto che una razza sia superiore all’altra, limitandosi a sottolineare alcune criticità del multiculturalismo».

 

E se la Lega ha ribadito come «certe indagini sono medaglie. Vecchi metodi del vecchio sistema», lo stesso Vannacci si è detto «sereno» e desideroso di andare «avanti senza preoccupazioni». Immancabile il commento del segretario di + Europa, Riccardo Magi. «Per gli studenti manganellati dalla polizia a Pisa, la Lega ha già emesso sentenza di condanna definitiva, mentre per il generale Vannacci è scattata l’assoluzione. La credibilità di Salvini è come un libro di Vannacci, una barzelletta che non fa ridere». Rosario Coco, presidente di Gaynet, ha sentenziato che «l’indagine nei confronti per istigazione all’odio è la giusta risposta a quanto associazioni e società civile denunciano da tempo. Affermare che gli omosessuali non sono normali è solo una delle tante espressioni che restano portatrici di odio e pregiudizio». Concetti che avrebbero inorridito un filosofo del calibro di Voltaire, paladino della libertà di pensiero, che era solito ripetere «non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo». L'antitesi stessa del pensiero imperante, il politicamente corretto. 

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