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Pubblicità occulta, truffe e strapotere: l'Italia vara la stretta sugli influencer

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Pubblicità occulta, truffe e strapotere degli influencer, la pacchia è finita. In Italia si sta muovendo qualcosa per regolamentare l'operato dei vip online. Dopo il noto caso del "pandoro-gate," che ha portato all'irrogazione di una multa di 1 milione di euro da parte dell'Antitrust e all'accusa di truffa aggravata per Chiara Ferragni e Balocco, adesso è l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) a compiere il primo passo. Come riferisce il Messaggero nel corso della riunione odierna del consiglio dell'Agcom, dovrebbero essere delineate le prime linee guida italiane sull'attività degli influencer, prendendo spunto dalle iniziative già adottate nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Questo rappresenterebbe l'epilogo di una consultazione pubblica avviata l'estate scorsa, durante la quale sono emerse esigenze di maggiore trasparenza e consapevolezza nei confronti del pubblico e degli stakeholder coinvolti, che vanno dalle aziende con cui gli influencer collaborano ai professionisti della comunicazione online.

 

 

L'obiettivo principale di queste nuove disposizioni normative è evitare la pubblicità occulta e limitare le pratiche commerciali scorrette. Saranno individuate norme nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici che gli influencer dovranno rispettare quando la loro attività viene assimilata a quella dei media. In altre parole, coloro che producono contenuti in modo continuativo e organizzato saranno chiamati a specificare la natura delle sponsorizzazioni, garantendo la riconoscibilità dei contenuti pubblicitari. Le nuove linee guida includeranno anche principi volti a tutelare i minori e a contrastare i discorsi d'odio e discriminatori.

 

 

In parallelo, il governo sta lavorando a una legge specifica che obblighi le aziende a rendere pubbliche le cifre legate alle loro iniziative di beneficenza. Si potrebbe richiedere alle imprese di specificare se la somma da devolvere è stata stabilita in modo arbitrario o se dipende dalle vendite, indicando la percentuale di guadagni destinata alla beneficenza. Potrebbe essere introdotto anche l'obbligo di dichiarare se la partnership con un testimonial è retribuita o meno. Queste indicazioni potrebbero finire persino sull'etichetta dei prodotti venduti nei negozi, con un asterisco a evidenziare la destinazione di parte del ricavato alla beneficenza. Gli esperti avvisano però che un'eccessiva severità potrebbe disincentivare la beneficenza, suggerendo la necessità di un approccio equilibrato nonostante le ultime bufere.

 

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