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Piazza Pulita, la verità di Crepet: "Chi c'è dietro le parole di Giulia Cecchettin"

Alice Antico
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Paolo Crepet, ospite di Formigli a “Piazza Pulita” su La7, ha esposto alcune riflessioni riguardo il caso Cecchettin. Alla domanda del conduttore “Che idea ti sei fatto della telefonata di Giulia?”, lo psichiatra ha risposto: “L’idea che la telefonata sia uno strumento straordinario per capire. Forse senza saperlo la ragazza ci ha voluto mandare un messaggio”. Poi ha affermato: “Quella telefonata contiene la morte dell'empatia; una telefonata nel vuoto, come se una persona camminasse da sola in mezzo al deserto, intorno a lei non c'era nessuno. Nessuno che le abbia detto "ti do una mano", "usciamo", "ci parlo io con quel ragazzo", "non ti far venire i sensi di colpa". Crepet ha incalzato con tono infastidito: "Ti aiuto io", "ti do una mano": perché dirlo è diventata una cosa impossibile? Perchè quella telefonata è lasciata ad un telefonino?”. Domande retoriche e riflessive quelle dello psichiatria, mentre in studio il gelo e lo sconforto fanno da padroni. “Non si può più parlare e allora se non possiamo più parlare è inutile parlare di queste cose! - ha continuato - Sennò facciamo un’ora e mezza di lezioni di buoni sentimenti e mi fa ridere questa cosa, scusate, è una presa in giro dei giovani! Perché i giovani non si ribellano? Ribellatevi di fronte a questa banalità”, ha domandato con enfasi.

 

 

 

 

Subito dopo Formigli ha chiesto all’ospite se esistesse un magma nel quale si muovono uomini che si sentono più giustificati nel compiere una violenza, ribadendo che in questo caso si è trattato di una violenza estrema ma che ci sono violenze minori che un uomo si sente autorizzato a compiere “Visto che in Italia il patriarcato è considerato quasi una legge”. “La radice della violenza è la morte dell’empatia - ha ribadito Crepet - Da alcuni decenni questo è accaduto in maniera evidente e trionfa il male supremo che è l’indifferenza. L'indifferenza arma la mano dell’assassino, non si può uccidere se non per indifferenza. Le vittime sono tante e diverse: oltre le donne, i bambini e le bambine, anche loro deboli in questa società. Andate a vedere che cosa succede nei tribunali di minori”. E poi la seconda matrice dell’omicidio: la normalità. "Ho sentito milioni di volte "famiglie per bene", ma talmente tante volte che uno si chiede "cosa vuol dire davvero famiglia per bene?", si chiede retoricamente l’ospite, concludendo: “Questa è una matrice culturale terribile, noi abbiamo pensato che la normalità sia un bene comune, quando nelle case di queste famiglie per bene accadono questi omicidi o altri reati meno gravi”.

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