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Giubileo, Meloni e Parolin vogliono commissariare Gualtieri: arriva Cremonesi

Luigi Bisignani
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Caro Direttore, se Roma non è stata fatta in un giorno, figuriamoci il Giubileo del 2025. È piena emergenza in Vaticano a causa del caos cantieri. Con Giorgia Meloni e il Segretario di Stato Pietro Parolin che «commissariano» il sindaco Gualtieri e il delegato del Papa per l’organizzazione dell’Anno Santo, Rino Fisichella. Quest’ultimo già artefice, nel 2000, della faraonica struttura che fa ancora piangere i conti del Vicariato e che vorrebbe riproporre. Durante un incontro tanto rapido quanto noioso a Palazzo Chigi, la premier ha rimarcato l’importanza del grande evento non solo a livello religioso e mondiale, ma anche a titolo personale: Roma è la sua città e, dopo il mancato appuntamento delle Olimpiadi 2024 per colpa di Virginia Raggi, oggi la Capitale, seppure con un sindaco Pd, non può proprio permettersi un altro flop. Al "commissariamento" hanno assistito, senza proferire parola, una pattuglia di ministri da Piantedosi alla Santanchè e un gruppetto di prelati quasi tutti della Segreteria di Stato. Nel mentre Meloni, dopo mesi di tentennamenti, pensa di nominare suo plenipotenziario per il grande evento, con un decreto ad hoc, il manager Giancarlo Cremonesi, storico presidente della Camera di Commercio di Roma. Gualtieri è arrivato a Palazzo Chigi dopo la non brillante diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma che costa oltre tre milioni e mezzo di euro provenienti dal bilancio della Fondazione che ne cuba circa sei. La rassegna romana -nata nel 2006 da un’idea ambiziosa del duo Veltroni-Bettini - è diventata un cineforum senza arte né parte. La "Rome City of Film" si è ritrovata ad inseguire il ben più blasonato festival del cinema di Venezia. Senza personalità né originalità la kermesse di quest’anno si è lasciata sfuggire perfino la première mondiale di un campione di incassi italiano, perdipiù romano, come "C’è ancora domani" di Paola Cortellesi beatificata anche dalla Premier. L’anteprima del film, infatti, è stata il 6 ottobre all’Haifa International Film Festival. È stata persa una grande occasione per la città e si è disatteso ciò che lo stesso Gian Luca Farinelli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, dichiarava lo scorso anno: «Dal sindaco ho ricevuto mandato di fare una festa diversa con una dimensione cittadina». Evidentemente gli investimenti pubblici, che negli anni sono cresciuti in maniera significativa, non sono sufficienti per ampliare la platea nei quartieri storici della Città Eterna.

 

 

Tutt’altro percorso è stato invece seguito dalla sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema, "Alice nella città", dedicata alle giovani generazioni che aiuta un po’ a sollevare l’umore di Gualtieri. Se la formula applicata da "Alice", quella della "festa diffusa" - localizzata in molti luoghi simbolo capitolini come il quartiere Prati, il cinema Adriano e Giulio Cesare o il Palazzo delle Esposizioni - fosse stata utilizzata anche per la Festa "adulta", magari lo scambio avrebbe prodotto nuova energia, mentre la Festa del cinema di Roma è oggi utile forse solo ai distributori che ammortizzano i costi delle "prime", utilizzando le sale dell’Auditorium a costo zero per film ripescati da altri festival. E infatti nessuno si è scandalizzato dell’assenza di grandi titoli in cartellone. In primis, quello di Martin Scorsese, uscito ad ottobre e che avrebbe dovuto essere la "chicca" della Festa. In verità, il grande regista è passato sì nella Capitale, ma a giugno, per poi proseguire alla cineteca di Bologna, senza però tornare nell’Urbe né con il cast né con la pellicola che, invece, è stata presentata a Londra e New York. Nonostante lo sciopero degli attori, quest’anno entrambe le città hanno realizzato edizioni cinematografiche di livello. Come al solito il Dg della Fondazione Cinema per Roma, Francesca Via, che da ben 16 anni è inamovibile, mezza tecnica e mezza politica a secondo delle convenienze, non ha battuto colpo. Idem per il presidente Farinelli, che ai più pare sfrutti la Festa come passaggio propedeutico per conquistare Venezia al posto di Alberto Barbera, flirtando con la destra, quando occorre, a Roma e con la sinistra a Bologna, dove presiede la cineteca.

 

 

Di rimando, "Alice nella città", diretta da Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, con budget irrisori, porta il cinema nelle strade della Capitale, creando preziosi legami come quello con Expo Roma 2030 nel convincimento che la promozione dell’immagine della città nel mondo passi anche dalla settima arte e i suoi personaggi. Per questo l’arruolamento del gladiatore Russell Crowe, diventato "ambasciatore" di Roma e supporter della prestigiosa candidatura internazionale. Una realtà "de core" e non "su invito", aperta a tutti e con un target in crescita tanto da essere considerato ormai un player dall’industria di riferimento anche grazie alla scelta di entrare nel mercato del cortometraggio con gli "Short film days" e dell’educational andando ad aumentare le proiezioni per i giovani nelle scuole, che restano la base di azione di Alice. Non resta che sperare in "Giorgia e il Giubileo delle meraviglie": è questa l’operazione che la Meloni avrebbe in mente per il 2025 reclutando appunto "last minute" Cremonesi. Da manifestazione che rischiava di diventare l’ennesimo fallimento della Capitale a fiore all’occhiello dei grandi eventi che si terranno negli anni del suo Governo. Non c’è niente da fare, a Giorgia piace proprio partire da underdog.

 

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