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Piero Fassino, bufera sui vitalizi: "Il nostro non è uno stipendio d'oro"

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Uno stipendio da quasi 5mila euro al mese è uno stipendio d’oro? Secondo Piero Fassino no. Ma partiamo dall’inizio. Ieri nell’aula di Montecitorio si è discusso del taglio dei vitalizi e la Camera ha approvato con 240 voti a favore, 5 contrari e 24 astenuti l’ordine del giorno a prima firma Foti, capogruppo FdI, presentato al Bilancio della Camera che impegna il collegio dei questori a «mantenere per tutti i beneficiari, deputati ed ex deputati, la vigente normativa di calcolo su base contributiva per il calcolo delle indennità di fine mandato» che spettano agli onorevoli. Nelle premesse si fa esplicito riferimento al fatto che «nelle scorse settimane, il Consiglio di Garanzia di secondo grado del Senato della Repubblica ha deliberato la cancellazione del taglio dell’indennità di fine mandato spettante agli ex senatori maturati prima del 2012».

 

 

Non sono mancate le polemiche. Giovanni Donzelli ha fatto riferimento alle «consapevoli menzogne di Giuseppe Conte» che aveva imputato al centrodestra la decisione del Senato quando «Ugo Grassi (che ha votato a favore del ripristino dei vitalizi ante 2012) era in Parlamento perché a Benevento i cittadini avevano votato il Movimento 5 Stelle». Proprio dal Movimento però arriva un plauso all’iniziativa della maggioranza con il capogruppo Silvestri che sottolinea: «Sono contento che almeno su questo vi sia una chiarezza di intenti».

Durante le dichiarazioni divoto ha preso la parola Piero Fassino che sventolando un cedolino ha dichiarato: «Un luogo comune è che i parlamentari godano di uno stipendio d’oro ma qui ho il cedolino di luglio 2023, che è uguale per tutti. Risulta che l’indennità lorda è di 10mila 435 euro da cui giustamente vengono defalcati l’Irpef, l’assistenza sanitaria, la previdenza dei deputati è di 1000 euro, le addizionali regionali e comunali. Fatti questi giusti prelievi l’indennità netta è di 4,718 euro al mese. Va bene? Sì. L’unica cosa che chiedo è che quando sento dire che i deputati godono di stipendi d’oro dicono non è vero, sono una buona indennità ma non sono uno stipendio d’oro».

 

Certo. Tutto sta nel capire cosa intendiamo per stipendio d’oro. Se lo confrontiamo con quello di un calciatore è ovvio che non lo sia, ma se pensiamo che in Italia lo stipendio medio è di 27mila euro l’anno possiamo dire senza tema di smentita che lo sia. Anche perché il primo viene pagato da una società privata, mentre quello dei parlamentari è pagato dalla collettività. C’è anche chi pensa che la classe dirigente debba essere pagata molto, sia per attrarre i nostri migliori cervelli che altrimenti si rivolgerebbero al settore privato sia per fare in modo che non siano corruttibili.

Il fatto è che, in realtà, sono molti di più come ha ricordato l’ex deputata grillina Roberta Lombardi. «Aggiungiamoci anche i 3.500 euro di diaria mensile, i 3.700 euro mensili di spese esercizio mandato, i 3.500 euro trimestrali delle spese accessorie di viaggio, i 1.200 euro di spese telefoniche forfettarie annue, la dotazione per le spese informatiche di inizio legislatura pari a 5.500 euro. Tutto senza pezze di appoggio, salvo una piccolissima parte di 1.800 euro al mese per l’esercizio mandato. E senza che il parlamentare ci paghi le tasse sopra» ha chiarito Lombardi. Sì perché le tasse i parlamentari le pagano sull’indennità e non sui rimborsi o i giustificativi.

A questo c’è da aggiungere anche la possibilità per i parlamentari in carica di "non pagare" i biglietti per treni e aerei. Insomma fra stipendio, rimborsi, giustificativi e privilegi quello del parlamentare diventa un salario da nababbi altro che d’oro. Ma Fassino non molla e, con una nota, prova a mettere una toppa che, come spesso accade, è peggio del buco. I 3.610 euro del Fondo per l’attività parlamentare «lo utilizzo interamente per i miei due collaboratori parlamentari». La diaria mensile di «3.500 euro la devolvo in parte al Pd nazionale e Veneto, 2.500 euro, per il sostegno alle attività politiche, utilizzando i restanti 1.000 euro a copertura delle spese per l’attività parlamentare». Sarà ma intanto la Schlein lo scarica: «Fassino ha parlato a titolo personale, in dissenso rispetto al voto del Pd. Noi continuiamo a batterci per il salario minimo».

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