partito unico in salita

Renzi e Calenda a un passo dalla rottura: c'eravamo (poco) amati

Edoardo Romagnoli

 Il Terzo polo si sta sciogliendo, ma per fortuna non si parla di surriscaldamento climatico. Il rapporto Renzi-Calenda non è mai stato dei più semplici anche quando il primo era presidente del Consiglio e il secondo era ministro dell’Economia. Poi però hanno deciso di creare una coalizione e l’intesa sembrava genuina. Renzi sembrava aver messo da parte il suo proverbiale protagonismo lasciando a Calenda il ruolo di leader; fosse anche solo per rientrare in Parlamento. Alle politiche il risultato non è stato quello sperato, non è arrivata infatti la doppia cifra, ma comunque sembrava un buon inizio. Poi il fiasco delle regionali in Lombardia equalcosa ha iniziato a creparsi.

 

«Mi sembra che nessuno voglia fare più niente - dicono dal partito - Calenda e Renzi alla fine non riescono a stare insieme e secondo me si spacca tutto». Eppure la strada verso il partito unico sembrava fosse già stata tracciata. A giugno era stato fissato il primo appuntamento per redigere la carta dei valori comuni e lo statuto con le regole del congresso, per poi concludere l’operazione entro autunno.

Secondo i «renziani» il problema sarebbe la voglia di Calenda di accelerare i tempi per il congresso nazionale, mentre Renzi vorrebbe prima dei congressi a livello locale e solo dopo l’assemblea nazionale.

 

Una mossa che quelli di Azione leggono come la volontà di scalare il partito dall’interno visto che Italia Viva rispetto ad Azione è molto più radicata nei territori e questo assicurerebbe al senatore fiorentino il controllo degli organi dirigenti. E in questo senso la volontà, da parte dei renziani, di far correre Luigi Marattin per la segreteria del partito unico non fa che confermare l’ipotesi.

Secondo i «calendiani» il motivo dello strappo sarebbe da ricercare nella ritrosia di Renzi di sciogliere Italia Viva. «Il nodo è che Renzi, tornato a fare il segretario di IV, non vuole scioglierla e non vuole destinare il 2x1000 al nuovo partito. Il ragazzo sui soldi non scherza» dicono dal quartier generale di Azione. Al caos si aggiungerebbero le prime defezioni, sono infatti in tanti a scommettere che a breve ci potrebbero essere le prime fuoriuscite con Mara Carfagna in pole position per tornare dentro Forza Italia.

Ma a inquinare le acque ha contribuito anche la decisione di Renzi di accettare la direzione de «Il Riformista» di cui Calenda è stato informato solo poche ore prima dell’inizio della conferenza stampa di presentazione. Matteo Richetti, capo gruppo di Azione-Italia Viva alla Camera ha dichiarato: «Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per ’Il Riformista’? Il Terzo polo è forte se è un progetto chiaro per tutti: per Azione, Italia Viva, i liberali, i cattolici, i repubblicani».

 

A Richetti ha risposto Luigi Marattin di Italia Viva: «Bisogna mettersi d’accordo su cosa chiedere a Renzi. Si deve mettere ai voti anche il fatto che lui possa o non possa fare il direttore de il Riformista? Cosa altro vogliamo chiedere a questo ragazzo?». Nel tentativo di spengere le polemiche è intervenuto il leader di Azione: «La prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l’unica utile al Paese», per poi aggiungere: «Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non viprenderemo parte».
Tra i due litiganti prova a inserirsi ’Noi Moderati’ con il vice capogruppo parlamentare Pino Bicchielli che ha dichiarato: «Noi siamo molto simili al Terzo polo, almeno nei ragionamenti di partenza; ma stiamo vedendo che più si va avanti e più, in un sistema bipolare, un Terzo polo sia ininfluente. Io spero che scelgano di stare con noi e costruire il Paese».

La chiave di un nuovo bipolarismo all’orizzonte è stata utilizzata anche dal coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto per spiegare fra Calenda e Renzi. «Un Terzo polo non ha spazio politico e culturale ed anche nella contabilità dei voti rischia di arrancare parecchioha scritto sui social- Perché la battaglia politica si sta radicalizzando attorno a temi dirimenti dell’economia come della società e risale una domanda di nuovo bipolarismo che preclude il ricorso a terze o quarte vie. Vale per tutti». Nel frattempo ieri i due leader hanno riunito gli uomini e le donne dei rispettivi partiti. Alle 17 Calenda ha incontrato i suoi, Renzi invece alle 21.30 ha riunito parlamentari e dirigenti di Italia Viva, in modalità mista, alcuni collegati on-line alcuni in presenza nella sala della ex commissione Difesa del Senato. Viste le premesse una ricomposizione della frattura sembra complicata, ma lì dove non arriva la ragione potrebbe arrivare il calcolo elettorale. All’orizzonte infatti ci sono le europee del 2024 dove sembra difficile che i due possano superare la quota di sbarramento andando da soli.