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Quante testate nucleari ha la Nato in Italia? La risposta di Fabbri: in studio cala il gelo

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Le basi della Nato in Italia sono nucleari? È il quesito che Concita De Gregorio pone all'esperto di geopolitica Dario Fabbri, direttore della rivista mensile di geopolitica Domino ospite nello studio di "In Onda" domenica 26 marzo. È il giorno in cui Putin è tornato a minacciare l'Occidente per la fornitura di armi a Kiev ed è il giorno in cui non si placano le polemiche per l'annuncio del Cremlino di voler dispiegare armi nucleari tattiche in Bielorussia. Kiev accusa Minsk di essere "ostaggio nucleare" di Mosca e chiede una riunione ad hoc del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La Nato, dal canto suo, parla di una retorica nucleare russa che è "pericolosa e irresponsabile" mentre l'Ue si dice pronta a "rispondere con ulteriori sanzioni" davanti a quella che sarebbe "un'escalation irresponsabile e una minaccia alla sicurezza europea". Al momento però i piani dello Zar non si sarebbero ancora trasformati in realtà. Gli Usa, che monitorano costantemente i movimenti delle truppe russe, dicono di non avere al momento "alcuna indicazione" che la Russia "abbia spostato armi nucleari". 

"Nelle nostre basi Nato ci sono armi nucleari?" domanda De Gregorio senza tanti giri di parole. "Sì" risponde Fabbri. "Tecnicamente Putin dice una cosa esatta. Il punto è che la Russia è qualcosa di meno di un alleato, è uno stato annesso. La Bielorussia - spiega il direttore di Domino - è uno stato vassallo. Il dittatore che presiede la Bielorussia, cioè Lukashenko, è lì per capriccio putiniano Nel 2021 era molto in bilico con le manifestazioni contro brogli evidenti e il Cremlino lo ha mantenuto in sella. Deve più di qualcosa al capo della Russia. Inoltre la Bielorussia ha una vicinanza storica alla Russia che Putin utilizza in senso di annessione".

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