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Governo Meloni, Marzio Breda svela la mossa di Mattarella: "È scontata"

Il giornalista quirinalista del Corriere della Sera, Mario Breda, ospite della puntata de L'Aria che Tira  di mercoledì 28 settembre, delinea un possibile scenario sulla formazione del nuovo governo. Secondo Breda, la coalizione di centrodestra si presenterà unita alle consultazioni con il capo dello Stato Sergio Mattarella che affiderà a Giorgia Meloni un mandato pieno per la formazione del nuovo governo. Nel suo intervento il giornalista spiega anche quali sarebbero i ministeri chiave sui quali il Presidente della Repubblica potrebbe mettere dei veti. 
 

 

"Oramai è invalsa la prassi che le coalizioni si presentino al Quirinale insieme, anche per fare in fretta. Se si presentassero divisi, ovvero con singole udienze, non sarebbe un gran bel segnale. È scontato che Giorgia Meloni proponga se stessa per l'incarico di formare il governo. Se Berlusconi e Salvini andranno da Mattarella insieme a lei, non potranno che accodarsi a quel tipo di richiesta, visto che alle elezioni Meloni ha stravinto. Io penso che si presenteranno uniti e quindi ci sarà un'unica udienza con il Presidente della Repubblica. A quel punto penso che Mattarella le affidi un mandato pieno, non esplorativo che viene dato solo, come nel caso di Bersani nel 2018, quando la maggioranza è incerta in uno dei due rami del Parlamento. Adesso il dato è eclatante quindi il mandato non può che essere pieno" spiega Breda.

Per quanto riguarda invece il profilo dei ministri attenzionati dal Quirinale secondo Breda saranno principalmente "il dicastero degli Esteri ma anche quello della Difesa, che avrà accesso ai dossier militari italiani e a quelli della Nato. Certamente questi ministeri non possono essere affidati ad una persona la cui fede atlantica sia incerta. È in gioco la coerenza dell'Italia che ha firmato dei trattati internazionali di cui Mattarella, come prevede la Costituzione, è il garante. Questo significa che se il capo dello Stato avesse dei dubbi su qualche profilo può bloccarlo. In sostanza, la Costituzione dice che il capo del governo incaricato propone e il Presidente della Repubblica ratifica la scelta. È un potere duale, in capo ad entrambi i soggetti. Anche la Giustizia è un dicastero delicato. Scalfaro quando nel 94  Berlusconi voleva alla Giustizia il suo avvocato Previti si impuntò e batté i pugni sul tavolo e disse no, quel nome non passa. E così fu" conclude il giornalista.