l’editoriale di Capezzone

Capezzone: daje Mattei. Nel senso di Salvini e Piantedosi

Daniele Capezzone

Vite parallele, da qualche anno. Un politico e un tecnico. A suo tempo, l’uno Ministro degli Interni e l’altro suo Capo di gabinetto. Oggi il titolare del Viminale è Piantedosi, domani (dopo le politiche) Salvini avrebbe le carte in regola per poterci tornare a sua volta. Piantedosi, adesso, è chiamato a gestire due dei tre dossier più spinosi del governo (tasse a parte), e cioè sicurezza e immigrazione. Sui migranti, con Giorgia Meloni, ha appena centrato un risultato decisivo in Ue, con l’approvazione della lista unica europea per i rimpatri. Sarà una rivoluzione, e questo esecutivo ne ha gran merito.

 

 

Sulla sicurezza, il bilancio è più delicato: le statistiche offrono elementi decisamente positivi, ma i cittadini chiedono di più. Personalmente, su dieci persone che mi fermano per strada o che mi scrivono, sette lo fanno per dire che si sentono insicure, che hanno paura anche solo uscendo la sera o rientrando a casa. Il Ministro si muove tra vincoli oggettivi (uomini e risorse a disposizione), un’opposizione che grida al fascismo anche davanti a norme di ordinaria ragionevolezza, e problemi enormi. Qui al Tempo lo sosteniamo e lo incoraggiamo. Specie quando deve misurarsi con l’irresponsabilità di amministrazioni locali (da Torino a Bologna) che coccolano i centri sociali e vezzeggiano gli estremisti. Lo sgombero di ieri di Askatasuna a Torino è un punto di svolta, dopo il Leoncavallo a Milano. Bravo, signor Ministro! Ora non fermiamoci e andiamo avanti. Tanti cittadini e Il Tempo saranno con lei.

 

 

Quanto a Matteo Salvini, non può bastare il sollievo per la sua definitiva assoluzione l’altro ieri in Cassazione al processo Open Arms. Siamo in presenza di un partito che è stato oggetto di un’aggressione giudiziaria, di altre forme anomale e opache di dossieraggio (la faccenda Striano è eloquente al riguardo), e di un clima mediatico sempre e comunque ostile. Curioso, no? Altri leader godono di un trattamento in guanti bianchi. Nel caso di Salvini, invece, i guanti ci sono, ma per picchiarlo sistematicamente. E questo non è corretto.