I violenti cercano l'incidente. Con gli altri si gioca a nascondino?
Qui siamo garantisti, e quindi non possiamo sapere con certezza se davvero Francesca Albanese, in un collegamento online con un’assemblea scolastica, abbia accusato il governo di essere «fascista» e «complice di genocidio», con relativo incoraggiamento ai ragazzi a occupare le scuole. Tutto questo andrà accertato con rigore e scrupolo.
Certo, ha ragione da vendere il ministro Valditara quando chiede che gli interventi esterni nelle scuole prevedano punti di vista diversi, abituando i ragazzi a più prospettive. Di indottrinamento (per giunta, a senso unico) se n’è avuto già troppo.
Morale: nessuno (dalla Albanese ai suoi piccoli fan) si azzardi a parlare di censura. Al contrario, sarebbe l’ora di garantire pluralismo, molteplicità di stimoli, finendola con comizi faziosi e di parte.
A meno di accettare – tra scuole e università – un curioso doppiopesismo: o si porta in processione la Albanese come una madonna pellegrina, oppure, se invece qualcuno osa invitare un relatore «sgradito», si cerca l’incidente. Chi scrive, ad esempio, fu violentemente aggredito alla Sapienza un paio di anni fa; a David Parenzo è accaduto più di recente.
Ecco: ieri alla Sapienza era prevista una presentazione del mio ultimo libro, proprio insieme agli amici Parenzo e Andrea Ruggieri. Erano annunciate contestazioni (non a caso c’era già stato l’annullamento di una data un mesetto fa). Com’è finita? Per evitare incidenti, o forse (chissà) per complicare un po’ le cose, i bravissimi organizzatori Matilde De Giovanni e Giacomo Mollo sono stati destinatari di un piccolo bombardamento di mail dalle autorità universitarie per spostare l’aula della conferenza come una pallina da flipper, trasformando l’appuntamento in una tragicomica caccia al tesoro.
Mi domando: il problema lo «risolviamo» così allora? Carta bianca per i violenti, e semiclandestinità più blindatura per tutti gli altri? A quando la richiesta di presentarci incappucciati per non disturbare comunisti e ProPal?
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