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Capezzone: né racconti edulcorati né doppiopesismi di comodo

Foto: Il Tempo

Daniele Capezzone
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Sulla vicenda della metro Jonio, in ambienti investigativi c’è cautela: le indagini sono in corso e non c’è certezza sulla dinamica dei fatti e sul tipo di violenza di cui potrebbe essere stata oggetto la giovane vittima. Dunque, le cronache del Tempo di oggi sono doverosamente prudenti. Ma, alzando e allargando lo sguardo, il quadro resta maledettamente cupo, anche a prescindere da questo singolo episodio. Non a caso titoliamo «Roma caput stupri»: guardate i precedenti, e incrociateli con i numeri e le storie delle nostre due inchieste, quella sul degrado e l’insicurezza a Roma, e quella sulla rete criminale dell’immigrazione illegale. Su tutto questo, l’allarme lanciato in solitudine dal nostro giornale è stato pienamente confermato dal Ministro dell’Interno Piantedosi. Altro che i disegni a colori pastello della stampa progressista e i racconti edulcorati del sindaco Gualtieri su una Roma fatata che purtroppo non esiste.

 

 

Per non dire di un insopportabile doppiopesismo. Se in un liceo romano alcuni studenti maschi compilano in un bagno quella che hanno stupidamente e volgarmente chiamato la «lista degli stupri», scoppia il finimondo. Giustamente, sia chiaro. E in quel caso non si sono contati gli editoriali, le trasmissioni tv, i cori di riprovazione. Ma quando invece le violenze (sessuali o no) ci sono per davvero, scattano l’offuscamento e la minimizzazione. Come funziona, dunque? Le sacrosante campagne a difesa delle donne si fanno solo se il maschio molestatore è italiano e bianco? Se invece capita che sia straniero e nero, allora occorre spegnere i riflettori? Basta saperlo.

 

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