Cappucci rossi e la sinistra caduta nel bosco
Dopo aver sentito la sinistra difendere delinquenti in fuga con lo scooter e accusare i carabinieri, di notte a Milano, di cercare di acciuffarli per i quattro euro che intascano a fine mese, mi capita perfino di sentire il sindaco Francesco Lepore, notoriamente simpatizzante di centri sociali e tutta quella gente lì, che dopo averci mostrato «i portici cosce di mamma Bologna» trasformati come ogni santo giorno in trincee per la guerriglia di centri sociali, islamisti, falsi pacifisti e autoproclamati studenti, attaccare Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, che con perfino eccessivo garbo da mesi mostra come la democrazia e la sicurezza possano vincere sulla violenza e la propaganda.
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Perdonatemi se me ne infischio delle sue lezioncine di libertà, pronunciate da mondi politici che rompono le scatole col femminismo e i diritti e poi inneggiano a culture che impongono il burqa e strappano i bambini alle famiglie che li allevano nei boschi. Insomma cappucci rossi al posto di Cappuccetto Rosso. Non vi preoccupate, gli italiani lo capiranno. La sinistra saprà di aver esagerato. Ma questa gente per allora avrà un suo partito.
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