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I palestinesi non vogliono uno Stato di Israele

Foto: La presse

Dror Eydar (EX AMBASCIATORE DI ISRAELE IN ITALIA ED EDITORIALISTA DEL QUOTIDIANO "ISRAEL HAYOM")
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Venerdì, Mahmoud Abbas ha visitato Roma ed è stato accolto calorosamente come un capo di Stato. Fin dalla fondazione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), l'Italia è stata profondamente coinvolta nell'idea di uno stato palestinese. Ci sono pochi politici coraggiosi lì che oserebbero dire la verità: che l'idea esiste solo nell'immaginazione europea; neanche gli arabi ci credono. Abbas ha ripetuto dichiarazioni rassicuranti per i suoi ospiti: "Vogliamo vivere in un nostro stato accanto a Israele, che abbiamo riconosciuto nel 1988 e nel 1993 con gli Accordi di Oslo, come stato e come territorio". Come tutti gli europei, gli italiani sono attenti a separare Abbas il "moderato" da Hamas, e Ramallah da Gaza, e queste dichiarazioni facilitano questa separazione artificiale. Per decenni si è parlato della "soluzione dei due stati", come è apparsa anche nel comunicato del Primo Ministro Meloni dopo il suo incontro con Abu Mazen. Ma sia nella dichiarazione del capo dell'Autorità Palestinese (ANP) che nelle parole del Primo Ministro italiano manca la seconda metà della frase: "per due popoli".

La premessa degli Accordi di Oslo era che alla base del conflitto ci fossero due movimenti nazionali: quello ebraico (sionista) e quello palestinese, in lotta per lo stesso territorio. Pertanto, se lo avessero diviso tra loro, sarebbe arrivata la pace. Tuttavia, mentre Israele ha riconosciuto la nazionalità dei palestinesi, loro non hanno mai riconosciuto gli ebrei come un popolo avente diritto all'autodeterminazione nazionale. Questo è piuttosto ironico, se si pensa ai palestinesi come a un popolo che in realtà non esisteva prima che Israele conquistasse Samaria, Giudea e Gerusalemme Est (In Europa, queste regioni bibliche della terra sono chiamate: "Cisgiordania". Questa riva continua fino alla spiaggia di Tel Aviv...) nel 1967.  Fino ad allora, quei luoghi erano detenuti sotto il dominio della Giordania e dell'Egitto; perché allora non fu istituito uno stato palestinese? La ragione è semplice: contrariamente alle dolci parole di Abu Mazen, i palestinesi non hanno mai voluto un loro stato accanto a Israele.

È vero che non volevano che gli ebrei avessero un loro stato, ma se gli ebrei avessero perso nel 1948, gli arabi della regione li avrebbero massacrati in modo simile al Sette Ottobre, e poi si sarebbero divisi il bottino e la terra: Siria meridionale, Egitto settentrionale e Giordania occidentale. La "Palestina" non è mai stata concepita per essere un paese arabo separato, ma una trappola ideologica antisemita. Questo è il nome che i Romani nel II secolo diedero a questa terra al posto di "Giudea" (o "Israele"), al fine di cancellare il legame tra gli ebrei e la loro terra. Non solo Hamas, anche Abu Mazen non riconosce gli ebrei come un popolo. L'articolo 20 della Carta Nazionale Palestinese, tra le altre cose, afferma: "L'Ebraismo, in quanto religione celeste, non è una nazionalità con realtà propria, né gli ebrei sono un solo popolo con personalità propria, ma sono cittadini negli stati in cui si trovano". Questo articolo nel documento ufficiale dell'ANP non è mai stato modificato e stabilisce che gli ebrei - uno dei popoli più antichi del mondo - non sono un popolo ma solo una religione, e quindi non hanno diritto a una terra propria. Per questo motivo, quando Abu Mazen parla agli europei di riconoscimento di Israele, non lo riconosce come stato ebraico, il che significa che non riconosce il diritto degli ebrei alla loro patria storica (nemmeno a una parte di essa). Ciò implica che, anche con la concessione di uno stato palestinese, secondo la fantasia europea, il conflitto con gli ebrei continuerà.

In tutti i sondaggi condotti nell'ANP, esiste una solida maggioranza che sostiene Hamas e i suoi atti atroci. Ecco perché Abu Mazen non ha annunciato elezioni nell'Autorità Nazionale Palestinese per quasi 20 anni. Sa già quale sarà il risultato. L'ironia crudele è che colui che li ha incoraggiati a sostenere gli atti atroci è lo stesso Abu Mazen, il cui governo paga uno stipendio a vita agli assassini di ebrei e alle famiglie degli assassini, con il pagamento stabilito in base al numero di ebrei assassinati. Si tratta di una voce di bilancio ufficiale che Abu Mazen firma e si ostina a non cancellare, nonostante le pressioni. Cosa imparano da questo i giovani dell'Autorità Nazionale Palestinese? Se commettono un attacco terroristico e uccidono degli ebrei, Abu Mazen si prenderà cura di loro in prigione e delle loro famiglie fuori.

E una nota topografica: Gaza si trova al livello del mare. Ramallah si trova a un'altitudine di 900 metri e sovrasta i grandi centri abitati e l'aeroporto internazionale di Israele che dista 32 chilometri in linea d'aria da Ramallah. Uno stato palestinese in cima a una montagna nel cuore di Israele sarebbe una Gaza all'ennesima potenza. Sostenere l'istituzione di uno stato palestinese lì è un invito a Israele a commettere suicidio. Dopo il Sette Ottobre, in Israele esiste un consenso molto ampio contro questa idea sconsiderata. A 32 chilometri a est del palazzo Chigi, si trova il Monte Gennaro, a un'altitudine di circa 1200 metri. Gli italiani accetterebbero di stabilire su quel monte un'entità equivalente alla Germania nazista, il cui scopo fosse la loro distruzione?  La chiara risposta negativa dovrebbe essere ben presente ai responsabili politici di Roma, anche per quanto riguarda Israele.

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