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La sinistra e la grande incompiuta

Foto: Il Tempo 

Tommaso Cerno
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Forse Elly Schlein è un po’ troppo giovane per ricordarsi che la riforma Vassalli, con il proposito di mettere accusa e difesa sullo stesso piano superando il fascista Codice Rocco che le voleva impari, è considerata da anni la Grande Incompiuta dei progressisti. E che nel Pd, come si chiama oggi, il dibattito fra cervelli, intellettuali, leader e sezioni, perfino magistrati e giuristi è da anni segnato da un ampio fronte favorevole a cambiare. Ed è per questo che stavolta l’ossessione per Giorgia Meloni, unico vero collante del cosiddetto campo largo, sembra avere perso il suo incantesimo.

Non riesce la leader dem a fare da pifferaio delle toghe rosse e dei comitati del No. Come tanti funghi spontanei, in questo primo autunno umido, big della sua sinistra si alzano a rispondere che stavolta voteranno con la loro testa. E vanno dai radicali di Emma Bonino e Giachetti fino ai dalemiani come Cesare Salvi, passando per Goffredo Bettini e per l’ex pm simbolo di Mani Pulite Antonio Di Pietro. Non so se Stalin nelle urne ci vedesse più o meno di Dio, come da vecchio proverbio, ma fossi in Elly non ci guarderei. 

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