
Cerno: chi arma il professore dell'odio

Un professore che prima augura la morte alla figlia della premier e poi telefona alla preside, disperato, per l’effetto che ha fatto quella sparata di odio sugli italiani, dicendole di avere tentato il suicidio, è un uomo debole a cui va la pena e il sostegno che si deve in questi casi. Ma la domanda che interessa al Paese non è quanta violenza ci sia davvero dentro l’animo di quel signore ma per quale ragione essa sia uscita e diventata pubblica. Si tratta di domandarsi chi sia il mandante di quest’odio diffuso. E una risposta, che non piacerà, ci viene dalla piazza della famosa «rivolta sociale» annunciata a titoloni da Maurizio Landini, che prima di inventarsi rivoluzionario faceva il segretario generale della Cgil, e messa in atto dalla sinistra a caccia di slogan anti Meloni, indifferente al carico esplosivo che attraverso estremisti, anarchici e centri sociali ha portato al centro della scena. È questa radice malata della democrazia, che si traveste da Costituzione quando le comoda, che va potata perché ridiventi la sana e indispensabile radice di un dissenso democratico non solo legittimo ma auspicabile in una democrazia liberale.
"La Russa bast...", l'insulto choc sul palco della Cgil: odio rosso nel silenzio di Landini
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