
Se la sinistra critica anche quando Trump non commette errori

I compagni delusi perché la mutazione avviene in presenza di Giorgia Meloni a Washington
Dopo mesi di critiche a Donald Trump per i sui suoi modi bruschi, alla prima occasione in cui il bullo di Fifth Avenue si comporta in maniera impeccabile e conciliante, la sinistra italiana è delusa perché questa mutazione avviene in presenza di Giorgia Meloni a Washington, dove la premier obiettivamente afferma la sua personalità politica e propone un concetto che dovrebbe stare a cuore di tutti noi: l’unità della società e del modello occidentale. Quello che ha inventato la libertà individuale e la difende, con difetti sulla cui soluzione dibatte ogni giorno, dopo aver inventato diritti, progresso, e benessere anche per la parte di mondo che gli sputa addosso, con la complicità debole di chi crede che ci dobbiamo far perdonare la nostra superiorità economica (e per me non solo economica, peraltro). Bisogna essere fieri di essere figli dell’Occidente libero, che nella Casa Bianca, chiunque la abiti, vede il suo epicentro.
Siamo alla vigilia del 25 aprile, e basterebbe farsi un giro al Cimitero Militare di Anzio per vedere quanti giovani americani al prezzo della loro vita hanno impedito che oggi parlassimo tutti tedesco e avessimo i baffetti. Non riconoscerlo è infantile, così come non riconoscere i meriti della premier che va al cospetto di Trump e lo stimola a un accordo con l’Europa, sia pur tutto da costruire, sui dazi, riconoscendo allo stesso tempo di non poter trattare a nome di tutta Europa. Una funzione di ponte che il sottoscritto aveva predetto mesi fa, e che è bene l’Italia eserciti per se stessa e per un’Europa che deve cambiare i suoi fondamentali alla sveltissima, dopo aver profuso solo regole anti business e tafazzismi vari e capricciosi. E scusate se mi compiaccio di avere una premier che sia in grado di sostenere una conversazione in inglese, fino a correggere l’interprete sul palcoscenico più importante del mondo. Significa aver avuto curiosità, esperienza di vita, in sintesi cultura, e aver esperito il tentativo di allargare i propri orizzonti altrimenti necessariamente più provinciali. Dobbiamo avere più politici che siano popolari e di mondo allo stesso tempo.
Anziché rosicare in maniera tragicomica, fossi nell’opposizione coglierei l’occasione per allestire figure all’altezza, capaci di stimolare la maggioranza a fare più di quanto non faccia. Invece, per quanto io abbia il gusto dello scherzo e dell’informalità, il massimo che ho visto in queste settimane è il solito profluvio di pensierini da quinta elementare (“No al riarmo”), o portare in piazza Rita De Crescenzo, simpatico fenomeno da baraccone che dice che la politica “gliela impara la Boccia” (pensa tu). Non mi pare molto qualificante, per gente che ci ha già regalato Toninelli (che non sapeva in quale città fosse la Casa Bianca né, da ministro dei Trasporti che il tunnel del Brennero fosse in costruzione), Taverna, e gente varia che sostiene lo sbarco sulla luna sia fake, o che si possa celebrare il matrimonio tra uomo e animale purché col consenso di quest’ultimo.
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