La rinuncia a demos della sinistra
Come se demos fosse sinonimo di demone e non di popolo, la sinistra vi rinuncia. Prende a pretesto gesti delle mani e visioni del futuro certamente al di fuori della retorica europea degli ultimi anni, dove la politica ha regolamentato e ratificato decisioni di altri, per aprire l’ennesimo fronte antifascista a livello globale. Dimenticando il D Day, lo sbarco in Normandia, e tutto l’abracadabra della liberazione e del ruolo degli alleati, verrebbe da suggerire ai cinefili dei nostri giorni di saltare a piè pari l’uomo del secolo e i fanatici di M. per riguardarsi con frittatona di cipolle e rutto libero «Tutti a casa» con Alberto Sordi.
Ma noi siamo il popolo dei tedeschi e degli americani, quelli che confondono la democrazie che finalmente con 25 anni di ritardo riconquistano la prima linea nel Terzo Millennio con quei regimi simili davvero a Hitler e alle SS che oggi io riconosco nell’ayatollah Khamenei e nei terroristi di Hamas. Non possiamo pretendere che la sinistra in crisi di identità rovesci il mondo in cui crede, ma possiamo suggerire a Elly Schlein di ricordarsi che la parola democrazia deriva da demos, che sarebbe il popolo, che sarebbe sovrano.
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