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Ilaria Salis, il solito doppiopesismo nostrano. È uno strumento della sinistra

Davide Vecchi
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Mi auguro, come tutti, che Ilaria Salis possa uscire dal carcere dove è rinchiusa in Ungheria e non debba più ritrovarsi incatenata. Mi auguro anche, come tutti, che il suo sia un giusto processo ed esca perché giudicata non colpevole. Mi auguro quindi, come tutti, che nonostante il clamore mediatico e il pietismo populista, si ritrovi un minimo di oggettività e pragmatismo. Proviamo a fare ordine. Intanto va detto che Salis in questo momento è innocente. Ed è assurdo, in primo luogo, che stia facendo un anno di carcere preventivo in attesa di giudizio. Quindi l’auspicio è che torni in Italia ma che qui venga poi sottoposta a un regolare processo. Deve rispondere di una manciata di reati per aver partecipato a un’azione punitiva (un pestaggio) di alcuni simpatizzanti di destra ed è stata trovata con un manganello nella borsetta. E su questo Matteo Salvini ha pienamente ragione: è inimmaginabile che un simile soggetto possa solo aspirare a fare la maestra. Lei e alcuni suoi amici militanti sostengono sia estranea ai fatti contestati, sarà l’accusa a dover dimostrare il contrario. Ma smettiamola con le ipocrisie: il suo memoriale dal carcere ungherese avrebbe potuto scriverlo qualsiasi detenuto italiano. Persino nel civilissimo Belgio, la vicepresidente del Parlamento Europeo, Eva Kaili, è stata detenuta in condizioni ben peggiori di quelle lamentate da Salis. A Kaili non hanno concesso neppure le più basiche condizioni igieniche e sanitarie. Eppure nessuno ha emesso un suono.

 

 

Ammettiamolo: Salis è semplicemente uno strumento usato dal centrosinistra per tentare di screditare il belzebù d’Europa, Viktor Orban. Eppure lui ha detto quanto gli stessi che lo criticano sostengono di difendere: il rispetto per i diversi poteri dello Stato. Orban ha infatti detto di non poter intervenire sui giudici, sui tribunali. Altra ipocrisia smascherata dunque: da una parte lo accusano di essere un dittatore, dall’altra gli chiedono di esserlo. Di ipocrisie ce ne sarebbero altre decine a ben vedere ma è inutile elencarle tutte.

 

 

Mi auguro, come tutti, che Salis esca da quel carcere e possa tornare in Italia senza trattamenti di favore. Mi auguro che possa sentirsi rispettata come persona anche se condannata e detenuta in un carcere della nostra penisola. Dove però non creda di trovarsi in condizioni migliori, anzi. Mi auguro anche che il movimento di cui lei fa parte la smetta di andare in giro a organizzare spedizioni punitive e manifestazione finalizzate esclusivamente a creare disordine e distruggere e picchiare. Ma questo pare complicato perché proprio ieri ne ha annunciata una a Roma per la prossima settimana. Ma se vai in giro con il manganello nella borsetta a commettere reati poi non ti puoi lamentare delle conseguenze. Questo sì che sarebbe diseducativo. Chi sbaglia deve pagare. Maestre comprese.

 

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