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Strage di Erba e Ferragnez, errori e orrori: ingiustizia Italia

Davide Vecchi
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La giustizia in Italia quanto è ingiusta? Condivido visceralmente le parole di Matteo Salvini sulla vicenda Chiara Ferragni. Molti le hanno lette come una difesa dell’influencer da parte del vicepremier e ministro, nulla di più distante dalla realtà. Salvini ha molto semplicemente stigmatizzato il livore mediatico. Ha semplicemente ricordato a tutti la deriva giustizialista, l’accanimento spropositato e totalmente ingiustificato ai danni di Ferragni e della sua famiglia, figli compresi. «Ci sarà un processo», ha detto a Rtl 102.5 Salvini. «Che i processi vengano celebrai in radio o sui giornali, senza giudici e avvocati, non è da paese civile». E il segretario leghista non è certo definibile un amico dell’influencer e del marito Fedez, tutt’altro. Per questo ha maggior valore. Perché non è un doppiopesismo figlio di un rapporto di amicizia o vicinanza politica. Molto più semplicemente Salvini ha tentato di ricordare a tutti quelli che dovrebbero essere i pesi da porre sui piatti della bilancia affinché si possa essere garantisti lasciando operare la giustizia. Che purtroppo si rivela quasi quotidianamente ingiusta.

 

 

Da una parte, come detto, una indagine si trasforma in processo mediatico con sentenza e condanna sommaria a mezzo stampa; dall’altra a volte si rivela persino fallimentare, incapace di individuare la verità seppur con pronunce definitive. È il caso della strage di Erba, ci sono due persone in carcere da 18 anni perché ritenuti gli esecutori materiali della mattanza che da ieri sono meno colpevoli: la corte d’appello di Brescia ha disposto un nuovo processo per verificare quanto realmente accaduto, visto che loro si professano innocenti ed estranei ai fatti. Per ottenere questo clamoroso e inatteso risultato è stato fondamentale il lavoro della trasmissione Le Iene, nello specifico di Antonino Monteleone, che con un’inchiesta certosina tra carte giudiziarie e nuove testimonianze, è riuscito a instillare il beneficio del dubbio nonostante il suo lavoro sia stato deriso da molti blasonati giornali e colleghi.

 

 

Come si può definire giustizia un percorso di tre processi conclusosi con la condanna definitiva confermata in Cassazione nel 2011 che viene messo in dubbio grazie a una inchiesta giornalistica? Per quanto bravo sia stato Monteleone è palese che qualche carenza (a esser gentili) nell’inchiesta ci sia stata. Ha ragione Salvini nel lamentare lo stupore di fronte al livore riversato ai danni di Ferragni. Ma lo stupore che scaturisce da simili potenziali errori giudiziari dovrebbe spingere l’esecutivo a mettere testa e mani in quella che pomposamente chiamiamo giustizia ma che troppo spesso si rivela più propriamente ingiustizia.

 

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