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Rai e Salone del Libro di Torino, così si scoprono i veri fascisti

Davide Vecchi
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Ieri al Salone del libro di Torino un drappello di fascistelli travestito da compagnucci ha impedito al ministro per le pari opportunità, Eugenia Roccella, di presentare il suo libro «Una famiglia radicale». Scandendo lo slogan «fuori i fascisti dal salone» hanno vietato un confronto pubblico. Roccella ha invitato i contestatori a spiegare le loro ragioni, dando una lezione di stile. Ma di ragioni non ne avevano né quindi hanno saputo spiegarle. L’intervento del direttore del Salone, Nicola Lagioia, caldeggiato per calmare gli animi, ha ottenuto il risultato opposto. Del resto Lagioia invece di invitarli a lasciar parlare ha legittimato la contestazione per poi andarsene accompagnato da doverosi insulti. Un comportamento vergognoso. Ma domani, dopo ben sette anni, il suo incarico scade e quindi non ha più interesse a mostrarsi rispettoso del ruolo che svolge, preferendo schierarsi con un gruppetto di barbari, prepotenti e stupidi. Dunque fascisti. Lui stesso ha definito il fascismo come «una scala crescente di barbarie, prepotenza, paura e stupidità». Ma ormai è noto: la vittoria elettorale del centrodestra ha mostrato con chiarezza il fastidio per i principi basici della democrazia da parte di quanti democratici si autodefiniscono senza esserlo.

Lo abbiamo visto in Rai, dove i miracolati dalle lottizzazioni si sono quasi incatenati pur di non lasciare lo strapuntino. Lo vediamo in alcuni giornali che non avendo nulla di concreto da usare contro chi governa (e chi è vicino al governo) mischiano e agitano fango con menzogne nel tentativo di screditare i «nemici». E lo abbiamo visto ieri a Torino dove è stato impedito a una persona (prima che ministro) di esprimersi. Sono i fascisti di oggi. Censori e supponenti, capaci di tutto pur di difendere i diritti. I loro. Ché tutti devono poter parlare ma può parlare solo chi è autorizzato. Da loro, i veri fascisti.

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