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Giorgia Meloni al Congresso Cgil, la mossa del premier

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Santi Bailor
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Giorgia Meloni va al sindacato. Non è un gioco di parole, ma la sostanza di come nel 2023 la laicità della politica richieda atti di coraggio. Il coraggio d’una premier di centrodestra di esser presente al congresso nazionale della Cgil e di non badare al fatto che la Cgil è reduce da una manifestazione antifascista, senza che in Italia vi sia un pericolo di fascismo. Dopo la manifestazione di Firenze, con la leader del Pd Elly Schlein, con la guida dei 5 Stelle Giuseppe Conte e con Maurizio Landini e la sua Cgil, la scelta della Meloni assume perciò un doppio significato. 

Il primo, che i pregiudizi per il centrodestra sono superati. E che non vi è nulla di più intelligente di parlare con esponenti, siano essi sindacali o politici, con cui non si è d’accordo. E qui arriviamo al secondo tema: lo slogan del congresso Cgil quest’anno sarà «Il lavoro crea il futuro». Diciamolo: gli slogan son facili, tutto sta a capire come vengono declinati. Cosa si intende per lavoro? E per futuro,in quali politiche si indica la strada migliore? Rispondere a queste domande significa far politica.

Ebbene, con la presenza della Meloni alla Cgil sarebbe cosa buona e giusta che Maurizio Landini dicesse chiaramente che in Italia, oggi, non esistono pericoli di fascismo. Lo dicesse forte e chiaro, prima di cominciare dibattiti sul lavoro e sul come declinarlo nei prossimi anni. Perché la Cgil dovrebbe prender esempio dalla laicità del centrodestra che governa l’Italia e finirla con le posizioni pregiudiziali. In caso contrario, come non dare ragione a Indro Montanelli quando - a proposito di Luciano Lama leader della Cgil - all’inizio degli anni Ottanta scriveva: «"Lama ormai deciso a ritirarsi dal sindacato per tornare nel partito". Strano, non ci eravamo mai accorti che lo avesse lasciato».

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