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Il governo va bene finché non tocca il portafoglio: il caso accise

Domenico Giordano
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I rincari dei prezzi dei carburanti, al netto delle possibili speculazioni di qualche gestore, scattati dall'inizio del nuovo anno sono un concreto e temibilissimo banco di prova per la tenuta di quel legame fiduciario tra il Palazzo e la piazza che Giorgia Meloni ha sapientemente costruito in questi primi mesi di governo. Un grande comunicatore come Silvio Berlusconi aveva capito già a metà degli anni '90 del secolo scorso che gli italiani sono pronti a perdonare ai leader la maggior parte dei loro peccati e delle loro colpe e inefficienze, ma invece diventano intransigenti e vendicativi ogni qual volte le loro iniziative e le politiche pubbliche andavano ad intaccare direttamente la consistenza del portafoglio. Ogni qualvolta, insomma, che la politica affondava la lama del prelievo nella carne viva dei patrimoni. Così il tormentone berlusconiano, soprattutto negli anni trascorsi all'opposizione, ritornava puntualmente in superficie per gonfiare ogni volta il malcontento italico: «Il governo - amava ripetere il Cavaliere - vuole ficcare le mani nelle tasche dei degli italiani». Da allora a oggi, nonostante i tanti mutamenti epocali che ci sono stati, ben poco è cambiato quando si tratta di portare sul patibolo uno o più responsabili di qualche nuova tassazione o dell'incremento di questa o quell'altra aliquota.

 

 

Seppur in modo molto più contenuto, è successo anche questa volta con l'aumento dei carburanti conseguente al mancato rinnovo, votato con la manovra di bilancio, del taglio delle accise. La polemica in rete è scoppiata sin dal primo giorno, in particolare è stata Twitter la piattaforma che è riuscita a calamitare la fetta più ampia e polarizzante di parlato sull'argomento. Su quasi tutte le parole chiave utilizzate per censire le discussioni digitali, da accise a carburanti, da benzina a rincari, giusto per citare le quattro più coerenti con il tema, le quote di discussione sono state insolitamente più alte della media proprio sul social di Elon Musk. Nel caso di accise, che ha totalizzato oltre 62 mila menzioni dall'inizio del mese, Twitter si è preso il 45% delle discussioni, su carburanti, che di menzioni ne ha collezionato 26 mila, la percentuale è stata invece del 36%, mentre per benzina e rincari su Twitter hanno commentato complessivamente il 21% e il 14% degli utenti che hanno scelto online di far sentire la propria opinione. Tra questi, il politico che è riuscito a influenzare maggiormente, per l'inversione dei ruoli successivi all'esito del voto di settembre, è stato Matteo Renzi che sia su TikTok, ma anche su Instagram e Twitter ha alimentato e indirizzato la polemica contro il premier.

 

 

Però, per capire l'ampiezza della delusione degli italiani, dopo gli aumenti dei prezzi alla pompa, e quanto questa abbia realmente intaccato il sentiment nei confronti del presidente del Consiglio, rimasto alto nei tre mesi successivi al varo dell'esecutivo, è utile mettere a confronto questi dati con quelli raccolti invece proprio da Giorgia Meloni. Come pietra di paragone è opportuno comparare il mood e il numero delle menzioni nelle due settimane precedenti e in queste ultime due. Nel primo periodo a fronte di più di 21 mila menzioni il sentiment positivo raccolto da «Giorgia Meloni» è stato del 43%, mentre in questo primo scorcio di gennaio, il mood è sceso al 37% e le menzioni sono attualmente circa 22 mila. La distanza nel valore del sentiment positivo, per quanto registri un decremento, però è ancora lieve, nulla di strutturale o di non recuperabile. Una perdita quasi fisiologica per almeno due motivi di fondo: la luna di miele tra gli italiani e Giorgia Meloni è ancora in corso e non finirà nell'immediato e, poi, il presidente del Consiglio ha già dato prova di voler continuare a coltivare in prima persona e, laddove possibile, trascurando i formalismi del ruolo, un rapporto diretto con gli italiani, delle piazze reali e digitali. In questo modo, potrà attutire anche i colpi che arriveranno da coloro che oggi sono all'opposizione e che non esiteranno a ricordarle a ogni passo le sue battaglie di un tempo.

 

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