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Pressione fiscale capitolo spinoso per il Governo

Bruno Villois
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Lo spinoso capitolo della pressione fiscale spinge l'opinione pubblica a richiedere interventi di sostanziosa correzione. La politica, pur sapendo, che i conti dello stato non possono permettersi correttivi, lancia programmi destinati a finire nel cassetto. I lavoratori dipendenti spingono per l'abbassamento del cuneo a loro favore, le partite Iva propendono per un ridimensionamento corposo delle aliquote.

Già oggi per le partite Iva esistono possibili detrazioni fiscali che sommate tra loro possono anche alleggerire la pressione, ma non incidono sulla forma strutturare del fisco e, in presenza di risultati di esercizio insufficienti, non producono benefici. Servirebbe agire sulle deduzioni delle forme volontarie assistenziali e previdenziali che se favorite da una concreta defiscalizzazione ridurrebbero sostanzialmente la pressione fiscale e favorirebbero un miglioramento di servizi(sanitari) e delle forme (prevvidenziali).

La spesa sanitaria pagata dai cittadini sfiora i 40 miliardi di euro, i premi delle polizze assicurative che ne garantirebbero il rimborso non beneficiano in nessuna misura della deducibilità fiscale. Così come le spese sanitarie consentono una deducibilità fiscale del solo 19%. Alla previdenza complementare ricorrono quasi 10 milioni di persone, la deducibilità fiscale per anno è pari a 5 mila euro, importo assai rilevante se è pari a quello versato o ad un massimo del doppio, mentre diventa via, via striminzito nel caso il versamento sia di 4 o 5 volte superiore.

Consentire l'intera deducibilità degli importi dei premi o della spesa delle prestazioni sanitarie e di quelle previdenziali, garantirebbe tre rilevanti vantaggi: abbattimento della pressione fiscale, riduzione del costo pubblico per previdenza e assistenza previdenziale e assistenziale e riduzione di chi vi accede, aumento delle entrate fiscali derivanti dai maggiori ricavi dei prestatori d'opera, dei produttori farmaceutici, delle assicurazioni e fondi di previdenza. Ovvero un vantaggio per famiglie, Stato ed economia nazionale. Se poi la politica ritenesse di poter veramente far fronte alle promesse elettorali sulla riduzione delle tasse, avrebbe due ulteriori possibilità di fare cassa scadenzata nel tempo. Ricorrendo alla vendita, soprattutto nelle grandi città dell'immenso patrimonio pubblico dismesso e sovente ubicato nei centri con valori immobiliari a dir poco eccellenti. Questo patrimonio è essenzialmente costituito da caserme militari con cubature enormi, Milano, Torino, Firenze, Bologna e la stessa Roma ne posseggono da fare casse miliardarie, così come ci sono gli ospedali ubicati nei centri storici, chiusi e lasciati al degrado.

L'altro grande capitolo a cui attingere è quello della spesa pubblica dando attuazione ad una vera spending review pari ad almeno il 15% della attuale spesa di circa 800 miliardi, ovvero per una riduzione di oltre 100 miliardi. Purtroppo sono troppi gli interessi elettorali perchè si vada a toccare l'enorme massa di pendenti delle amministrazioni pubbliche Stato in testa. Che si debba ridurre la pressione fiscale è chiaro,almeno si provi a ridurne l'impatto puntando sulle detrazioni citate, oppure si abbia il coraggio di puntare sui capitoli di dismissioni e/o di spending review. Altro all'orizzonte non c'è, viste anche le previsioni di crescita del prossimo biennio. 

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