il commento

La sinistra perde e riparte il carosello degli sbarchi. Paragone: l’immigrazione è la miccia della criminalità

Gianluigi Paragone

Puntuale con l'arrivo del centrodestra al governo ecco il ritorno delle mitiche Ong, le organizzazioni non governative, il fronte dei buoni con la maiuscola. Sorprende tanta puntualità, ma forse è il prezzo che dobbiamo pagare in tempi di ... anniversari. Non è un caso che il ritornello della fascisteria torna puntuale. Arrivano le Ong, sempre così caritatevoli con i disperati scaricati in mare da crudeli mercanti di esseri umani, disperati che scappano da guerre o dalla povertà. Obbligandoci alla sfida più umana che ci sia: l'accoglienza. E su questo non si può avere dubbi, non si può tentennare. A maggior ragione se arrivano le telecamere, i giornalisti, le associazioni, l'esercito di chi ti mette il microfono sotto il naso e ti fa domande che non lasciano scampo: come si può ignorare il pianto e la disperazione di chi scappa, di chi denuncia soprusi? Come si può distogliere lo sguardo da quei bambini che in quel momento ognuno di noi vorrebbe adottare? Infatti non si può, non si deve. Ma poi?

 

 

Già, è tutto perfetto quando le Ong impongono il loro copione dove è chiaro il ruolo dei buoni e quello dei cattivi, i quali restano cattivi nonostante cerchino di spiegare, di precisare, di dimostrare che così non è. Quello che va in onda oggi come tutte le volte che non governa la sinistra è già stato scritto, ha un copione preciso, perché deve andare così, perché deve tenere in piedi il potere dei più buoni. Un copione che costringe all'esame di accoglienza come se gli italiani avessero bisogno di farsi assegnare una patente o un attestato da qualcuno. Gli italiani sono sempre stati d'animo buono. Non devono dimostrare nulla. E poi a chi dovrebbero dimostrarlo? L'immigrazione è una leva politica e propagandistica; e se sostenerlo comporta l'iscrizione nella colonna dei cattivi ce ne faremo una ragione. Perché alla fine quando le telecamere del circo Ong si smontano resta tutto quello che accade dopo e che viene consegnato alla quotidianità di cittadini che ogni giorno fronteggiano i risvolti di una immigrazione anarchica, senza regole e senza un filo guida. I flussi migratori non si gestiscono perché c'è una nave che diventa un problema, o perché c'è un capitano dai buoni sentimenti che ha «la legge del mare nel cuore» o ancora perché impegnarsi a parole con l'accoglienza toglie dall'imbarazzo di una questione che c'è ma che non si ferma alla fase dello sbarco.

 

 

L'immigrazione è e diventerà sempre più un problema non legato alla stretta questione della sicurezza ma alla gestione di una convivenza dove le persone miti e più deboli rischiano di essere sopraffatte da chi non ha niente da perdere nella vita, dato che prima di salire su quel barcone ha testato la crudeltà della vita. Tuttavia quella crudeltà della vita diventa benzina nella tanica della criminalità, che incendia pezzi interi di città dove lo Stato e le anime belle si sono abbondantemente ritirate da un pezzo. Perché questo è il punto che lo sbarco non mostra. Oltre lo sbarco c'è un dopo che senza uno Stato forte diventa intolleranza. Non faccio l'elenco di cosa intendo, perché è talmente ordinario che non fa più notizia. Non fanno notizia le risse tra bande, le case che vengono tolte e assegnate da un racket in continuo aggiornamento, l'arroganza di chi monitora droga e prostituzione, il controllo dell'esercito di rider che sfrecciano consegnando cibo e forse persino altro. Non fa più notizia perché tra coloro che le Ong ci portano a casa in nome del buonismo ci sono trapper che si pavoneggiano dell'atteggiamento criminale, del piglio da gangster. E fanno visualizzazioni su social troppo attenti a censurare i no vax per curarsi di come abbiano fatto crescere l'industria del bullismo e del gangsterismo. Ecco, oltre le navi che attirano le telecamere, ci sono i treni e le metropolitane dove le telecamere non arrivano, dove la gente che paga il biglietto deve sentirsi minacciata da gruppetti di delinquenti che quel biglietto non lo pagano mai. Alla faccia di controllori e forze dell'ordine.