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Governo, il metodo Meloni e la scelta di Nordio: "Ascolta tutti ma alla fine..."

Arnaldo Magro
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«Toni rispettosi dai quali si evince però, la natura del capo» questo è l'elemento nuovo di riflessione, che emerge al termine dell'ultimo Cdm. E c'è chi parla addirittura, di un «metodo Meloni». Che si basa sostanzialmente, sulla capacità di prendere decisioni autonome, in un breve lasso temporale. «Ascolta tutti ma alla fine decide lei» dice un maggiorente di Fdi. Capacità decisionali che segnano un punto di discontinuità rispetto all'impaludamento dei precedenti governi. Pragmatismo e operatività sono per chi la conosce, da sempre alcuni tratti distintivi, del premier in carica. «Questo governo deve correre, non mi farò rallentare da niente e da nessuno» pare sia il mantra ripetuto a coloro i quali fanno ingresso a Palazzo Chigi. Un autorevole sito di informazione, riportava nelle ultime ore, una certa distanza tra il premier ed il ministro Carlo Nordio. Visioni divergenti si scriveva.

Difficile da credere, se si considera la stima incondizionata che il premier, nutre proprio neo confronti dell'ex magistrato. La battaglia (vinta) con Forza Italia per assegnargli il dicastero della giustizia, ne è testimonianza provata. Perché l'autorevolezza decisionale, è talvolta anche capacità di contentare e scontentare tutti quanti, in egual misura. Perché sia chiaro a tutti, chi prende onori ed oneri. Che non verranno tollerati intralci. Soprattutto per far tesoro, di quel monito di Luigi Einaudi «Laddove in troppi sono a comandare, nasce la confusione».

Scongiurato pericolo dunque. Almeno per ora. Immaginate per un attimo, di dover traslocare in un alloggio del tutto nuovo. Vi occorre ragionevolmente, un periodo per acclimatarvi. Per capire. Gli spazi grandi, non sono come li immaginavate. Anche perché quelli, sono davvero troppo grandi. Una maestosità simboleggiante il potere. Le pareti gialle affrescate e damascate di berlusconiana memoria, proprio non rientrano nel vostro stile. E poi quelle finestre dello studio, che per ragioni di sicurezza protocollata, debbono restare serrate. Per fumarvi una «bionda» vi tocca addirittura, prendere l'ascensore e scendere nel piazzale grande.

Il tutto sotto l'occhio vigile di commessi e personale di ordinanza. Come dev' essere strano trasferirsi, anche solo per qualche ora, in quel di Palazzo Chigi. Come si vive all'interno. Con il peso della responsabilità, che preme forte sulle spalle. Davvero come disse un ex Presidente del Consiglio, «con il viver li, viene una gran voglia di scappare all'esterno». Sarà per questo, che nessuno degli ultimi Presidenti del Consiglio, ha deciso di soggiornarvici in pianta stabile?

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