Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Energia, è il caso di ripensare al nucleare moderno

Esplora:

Cosimo Fabrizio Dell'Aria
  • a
  • a
  • a

Il Parlamento Europeo ha inserito l’energia nucleare e il gas tra le energie green, al pari delle fonti rinnovabili: una svolta epocale, incentivata dalla crisi energetica europea causata dal conflitto russo-ucraino. La decisione Europea è, infatti, legata dalla nostra dipendenza dal gas russo. Si tratta di una svolta che ha un particolare significato in Italia. Infatti, forse, non tutti sanno che i referendum abrogativi del 1987 - l’Italia aveva attive 3 centrali nucleari, con una potenza totale di 1500 MWe - non abrogarono il ricorso dello Stato italiano all’uso del nucleare ma, attraverso il quesito nr. 3, abrogarono solo la facoltà del CIPE di deliberare sulla localizzazione delle centrali, ove non ci fosse stato un accordo con gli Enti Locali. Il Piano energetico del 1975 prevedeva, addirittura, la costruzione di altri 8 reattori nucleari da installare in 4 siti. Furono, in realtà, i nonni dei NoTAv, NoTap, NoVax che, in modo surrettizio, finirono con il decidere per noi, spingendo il governo italiano all’abbandono del nucleare. Il paradosso è che, all’epoca, l’Italia vantava i migliori ingegneri nucleari in Europa e l’Enea era uno dei centri di ricerca più affermati al mondo; inoltre, ai tempi, come peraltro oggi, i paesi ai nostri confini disponevano e dispongono di centrali nucleari (l’Europa ha, a tutt’oggi, ben 116 reattori nucleari attivi dai quali proviene il 25% della produzione energetica).

Detto ciò, gli effetti economici di quella scelta - ovvero l’abbandono del nucleare - sono tristemente noti, soprattutto in un momento storico come quello attuale, che vede imprese e famiglie italiane gravate di costi energetici tra i più alti d’Europa. E se il tema della mancanza di sicurezza delle centrali nucleari è lo spauracchio che sventolano i «No-qualsiasi cosa», sarebbe, invece, bene che si sapesse che, proprio in tema di sicurezza delle centrali nucleari, oggi rispetto a 35 anni fa, disponiamo di sistemi di intelligenza artificiale che non solo consentono una valutazione dei rischi, ma sono anche in grado di prevenirli; così come, in tema di smaltimento dei rifiuti nucleari (altra bandiera dei No-qualsiasicosa), esiste un Progetto Europeo che ha sviluppato dei robot dotati di IA per lo smaltimento dei rifiuti nucleari.

Insomma, in un settore, quale quello del nucleare, in cui gli investimenti sono stati esigui rispetto alle altre fonti energetiche, le novità rassicuranti sono maggiori rispetto ai pericoli. Bill Gates, per esempio, ha fondato nel 2006 Terra Power che ha prodotto, una mini centrale nucleare raffreddata al sodio, che sarà di supporto alle fonti rinnovabili, come sole e vento, il cui ciclo di produzione non è costante; Gates prevede l’installazione di centinaia di mini reattori da 350MW ciascuno a emissioni zero, in grado d fornire energia 7 giorni su 7, 24 ore su 24: non male se si vuole raggiungere la decarbonizzazione delle industrie e ridurre l’emissione di Co2. Questo dimostra come, nel mondo, la ricerca e la tecnologia corrano più velocemente delle decisioni politiche di un paese come il nostro in cui gli effetti di una realtà drammatica come quella della guerra in Ucraina hanno fatto riemergere gli errori del passato: dipendiamo dalla Russia per l’energia, dalla Cina per le fonti rinnovabili e le materie prime, importiamo tecnologie, ma non investiamo in ricerca. Non sarà, forse, il caso di aprire un dibattito serio, non con i politici ma con i tecnici e i ricercatori, sulla necessaria differenziazione delle fonti energetiche nel nostro paese e affrontare il tema energia nucleare con serietà e senza slogan di partito?

A parer mio, infatti, visto il fallimento della scelta operata nel 1987, sarebbe indispensabile investire nella ricerca e ripensare all’uso del Nucleare, soprattutto alla luce delle nuove tecnologie e dei sistemi di IA. Dice, infatti, un proverbio cinese «Una generazione pianta gli alberi; un’altra si prende l’ombra»: non vorrei che i nostri figli, tra 30 anni, si ritrovassero al buio e senza alberi...
 

Dai blog