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La politica ora cerchi "clienti" tra i cittadini e non più "clientele"

Mario Benedetto
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Un uovo giro di boa politico-economico. Mentre resta alta l'attenzione pubblica sulle vicende belliche, incombono scadenze politiche e di voto. Tanto importanti quanto poco considerate. Dopo aver assistito a un brutto assenteismo in occasione dello scorso referendum, infatti, oggi il 49% degli italiani esprime indifferenza nei confronti della tornata amministrativa (Piepoli).

Un dato su cui riflettere ancor più se pensiamo alle elezioni cui è riferito, ovvero quelle comunali finalizzate a eleggere i rappresentanti con cui si ha il rapporto più diretto. Nonostante il loro operato abbia un impatto rilevante e tangibile sulla vita di tutti i giorni, dunque, l'attenzione resta scarsa. Un nuovo momento elettorale che contribuisce a scavare ancora più a fondo il solco della fiducia che separa gli italiani dalla politica. Un monito che arriva anche dal comparto economico, dalle aziende e dalle realtà produttive.

In particolare, nelle scorse ore dai giovani industriali riuniti per il 51° convegno nazionale dedicato ai grandi temi dell'attualità e soprattutto al ruolo contemporaneo dell'Europa. Molte analisi e proposte, partendo dal rinnovato richiamo agli stimoli di cui ha assoluto bisogno il mercato lavoro, che interessa giovani e imprese dal punto di vista dei risvolti della formazione a quelli, purtroppo sempre attuali, dei costi e del cuneo fiscale. Le energie delle imprese e degli imprenditori non possono essere assorbite da oneri storici, ahinoi, dalla pressione fiscale alla burocrazia: un messaggio che arrivi chiaro alla politica, invocata a gran voce per sostenere un sistema che continua a fare ogni sforzo possibile per essere competitivo. Sufficientemente gravati da criticità internazionali, abbiamo bisogno, anzi urgenza, di rimuovere gli ostacoli che continuano a intralciare, in casa nostra, il cammino di uno sviluppo regolare e sostenibile.

È tra queste due dimensioni che appare sempre più schiacciata la politica: una natura e un ruolo «duale» che fa spesso fatica ad assolvere, dal territorio al peso sui tavoli europei e internazionali. Più compiti e sfide rispetto alla politica di un passato che dista solo qualche decade, per di più con leadership e idee difficili da strutturare e consolidare. Una politica che cerchi «clienti» tra i cittadini e non clientele, guidata non tanto da «capi tribù» ma leadership carismatiche e durature. Partendo dai nostri confini, l'obiettivo è dunque superare a livello economico azioni di respiro circoscritto e «localistico», superare ottiche di assistenzialismo per liberare risorse di cui le imprese possono disporre per investire a favore del loro benessere e di quello dei loro lavoratori.

Una partita che si gioca in modo crescente nella cornice europea, l'altro fronte rilevante con cui il decisore deve confrontarsi: rappresentare le istanze di un Paese in questo contesto e dare, al contempo, risposte «locali» potrà consentire di varcare quel solco della fiducia, che ridimensiona a livello «particolare» e tribale questioni che invece hanno dignità universale, restano alla base del nostro sistema sociale, della sua tenuta e del suo sviluppo.

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