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L'assurdo accanimento di Ursula von der Leyen contro l'automotive

Bruno Villois
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L'insistenza quasi paranoica della presidente della Comunità Europea Ursula von der Leyen sui temi green, appare esagerata in considerazione della complicatissime problematiche a cui è sottoposta proprio la stessa Comunità. Che si punti a rendere l’automotive la vittima sacrificale, facendo credere a suoi detrattori che hanno piena ragione a ritenerla similare al diavolo, non fa null’altro che mettere in apprensione il complesso comparto.

Comparto che ancor oggi è numero uno, insieme alle costruzioni, per le attività produttive e commerciali dei paesi industrializzati per il numero di occupati, il giro di affari, la contribuzione fiscale e previdenziale. Rendere totalmente ostili imprese e occupati invece di utili partner per la trasformazione ambientale, è quanto mai sbagliato. Per far passare un binario in un territorio frequentato anche solo da pochi esponenti della fauna e della flora, da noi si discute decenni, senza mai arrivare al dunque.

Possibile che si possa liquidare il primo sistema industriale europeo in un batter d’occhio e senza appello alcuno, inculcando alla popolazione erronei addebiti? L’automotive non è di certo il primo colpevole dell’inquinamento atmosferico, a confermarlo sono le migliaia di ricerche pubbliche sulle maggiori riviste scientifiche internazionali. Ben più incide il riscaldamento in inverno e i condizionatori in estate, senza che si imponga pesanti sanzioni a chi infrange limiti alle temperature ambite, ovvero 19 gradi in inverno, 22 in estate, quest’ultimi sono smaccatamente anti ambiente, perché si vuole portare le temperature naturali estive a quelle di altre stagioni.

Nel Lazio è radicata una presenza industriale di una certa importanza che ha nella meccanica, nella componentistica dell’automotive nelle farmaceutica e nel tecnologico, i suoi riferimenti. Quella dell’auto è concentrata a Cassino e, per la componentistica nella provincia di Frosinone, la quale è nella quinta posizione nazionale per l’export. L’avvento accelerato della produzioni dell’auto elettrica, a discapito delle termica, creerebbero ripercussioni socio-economiche particolarmente negative nei territori citati, coinvolgendo l’intero comparto meccanico. La creazione di un polo per realizzare parte della componentistica dedica all’elettrico potrebbe però invertire il problema e rendere il polo dell’automotive, e più in generale del meccanico, un fiore all’occhiello italiano.

Molto dipenderà da come Stellantis riterrà di utilizzare l’impianto di Cassino, dedicandolo o meno alla produzione di veicoli elettrici dalle prestazioni top e/o di vetture a guida autonoma. Se così fosse l’effetto traino della terza industria auto del pianeta, Stellantis, creerebbe le condizioni per creare un grande polo con decine, se non centinaia, di piccole e medie imprese dell’indotto. Un occasione che la Regione Lazio dovrebbe sostenere a spada tratta e investirvi anche mezzi finanziari propri, attivare agevolazioni burocratiche per nuovi insediamenti e facilitazioni per la formazione e l’aggiornamento professionale. La sfida dell’auto elettrica per il Lazio può diventare una componente vincente , sempre che l’intero sistema socio-economico spinga, senza se e senza ma, con pieno supporto del Governo, per incentivare Stellantis concentrare investimenti nel polo di Cassino.

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