L'Aci «storica» si mette in proprio
Epoca Parte il nuovo registro dell'auto gestito direttamente dall'Automobil Club
L'Aci scende al fianco dei possessori di auto storiche, creando un proprio «Registro». Problemi, burocrazia, tante vessazioni ed ancora problemi. Se siete proprietari di un'auto o un mezzo a motore, d'interesse storico, lo sapete bene, se siete in procinto di acquistarne uno: «Preparatevi». Non è uno scherzo, in Italia, una delle culle storiche dell'auto, le gestione di un mezzo d'epoca non è affatto facile. Innanzitutto, non si riesce a definire una sorta di prontuario giuridico, un bon ton normativo valido per tutto lo stivale, che garantisca, allo stesso modo, l'utente di Roma e quello di Milano. Nella capitale, ad esempio, con una gagliarda Fiat 500 non si può circolare all'interno della fascia verde (l'anello ferroviario), il che equivale ad un'interdizione pressoché totale dal 90% dell'area urbana. A Milano, invece, tranne la fascia centrale, si può girare. Più si scende verso il Sud, più ci si scontra con le assicurazioni, per ottenere un premio vantaggioso. Al nord è l'opposto. Nel lontano 2004, veniva presentato alla Camera il Decreto Salvi/Magnalbò, definito «Salva 500», che giustamente, a fronte dell'enorme interesse storico, vanto ed onore della nostra industria, rappresentato dall'auto che ha firmato la rinascita economica del nostro paese, ne veniva chiesta una sorta d'immunità circolatoria. Entrato alla Camera in un modo, il Decreto usciva dal Senato, nel 2006, totalmente stravolto, in quanto: la 500 veniva parificata ad un'auto catalizzata, ma veniva lasciata ai Comuni, totale libertà di impedirne o meno, la circolazione. Fatto sta, che i possessori di auto storiche, 500 compresa, almeno nella capitale, si vedono rilasciare, dalle competenti autorità cittadine, il regolare permesso per il parcheggio, o per l'ingresso nel centro storico, ingenerando il falso credo di una libertà, in realtà inesistente, perché se ti becca il Vigile, ti fa la multa. Che dire poi, di un altro aspetto, evidenziato dall'Aci: le enormi pretese del nostro fisco, che equipara i possessori di una vecchia auto a gasolio del valore di un migliaio di euro, al possessore di una moderna auto super potente, di eguale cubatura. per le strade oltre 4 milioni di auto ultraventennali, molte delle quali classificabili come autentici capolavori: di enorme interesse storico. Per aver riconosciuta tale qualifica ed accedere alla classificazione, che da' diritto ad esenzione del bollo e qualche altro vantaggio, fino ad ora, la strada era costellata dall'inevitabile iscrizione al Club di turno, spesso assai pesante da sostenere, in quanto la tassa stessa, equivaleva al pagamento del bollo. «Da oggi in poi, l'ACI sarà il primo interlocutore, per i possessori di auto d'epoca, perché ha la storia, la tradizione, il know how e le strutture per porsi come interfaccia dei collezionisti per l'assistenza normativa e meccanica, il rilascio di certificati e documenti, la fruizione delle facilitazioni tributarie e assicurative, l'organizzazione di raduni, mostre ed incontri». L'affermazione di Angelo Sticchi Damiani, presidente Aci, non lascia spazio a dubbi. L'Automobil Club d'Italia punta a qualificarsi come un vero riferimento, per tutti i possessori di auto storiche, senza la pretesa di onerose tassazioni indirette, sia sotto il punto di vista della tutela legale, che assicurativa.
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