Asl Roma 3, il gruppo terapeutico funziona e diventa famiglia
Quando il gruppo terapeutico diventa una famiglia. “Vivere il tempo, insieme”, questo il nome del progetto del Centro di Salute Mentale di Via Portuense della Asl Roma 3, iniziato nella primavera di quest’anno, al quale hanno partecipato quasi 20 persone. Tutte con un’età superiore a 50 anni, equamente divisi tra donne (60%) e uomini (40%).
“Abbiamo avviato il progetto con qualche difficoltà, ma con la consapevolezza che la psicoterapia di gruppo in cui più persone con problemi simili si incontrano e condividono le proprie esperienze sotto la guida di professionisti esperti, rappresenti un approccio davvero efficace. Il gruppo è utile per sentirsi meno soli, ricevere supporto, imparare dagli altri e sviluppare una maggiore consapevolezza di sé attraverso il confronto in un ambiente protetto e sicuro”, spiega Alfredo Altomonte, psicologo della ASL Roma 3 e referente del gruppo terapeutico per pazienti over 50 del Centro di Salute mentale di via Portuense a Roma.
“Senza dubbio il gruppo è un modo diverso di concepire la terapia rispetto al rapporto al duo terapeuta-paziente. Sebbene il medico guidi il team nello scambio continuo e di fatto entri a far parte della famiglia senza alcun ruolo, sono i pazienti il vero motore che fa camminare questo progetto. Lo stare insieme stimola ad affrontare i problemi, i limiti caratteriali, e in qualche modo fa sentire più simili, anche se con patologie diverse - aggiunge lo psicologo della Asl Roma 3 – L’immediatezza e la velocità dello scambio e della presenza continui stimola a ragionare e, se necessario, a cambiare più velocemente. Il paragone con la famiglia è reale, perché è come se fossimo seduti insieme in una casa, che è di tutti, è la nostra, quella dove tutti possono entrare”.
“Quando ho chiesto ai partecipanti di raccontare in forma anonima la loro esperienza, non ho forzato nessuno a farlo. Poi ho riletto le parole scritte da alcuni di loro, testimonianza delle mie intuizioni nel corso del lavoro condotto in questi mesi, e ho pensato a quanto sia importante ‘la nostra famiglia’. E come il gruppo lo diventi con grande celerità, creando legami che spesso nella vita quotidiana non sono così coesi. Perché “Vivere il tempo, insieme” probabilmente porta proprio a questo”, conclude Altomonte.
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