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In mostra le opere dei giovani finalisti del Maxxi Bulgari Prize

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Donatella Perrone
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Parte oggi la mostra delle opere dei giovani finalisti del Maxxi Bvlgari Prize, progetto nato dal desiderio del Maxxi Museo nazionale delle arti del XXI secolo e del famoso marchio di gioielleria di unire le forze per sostenere i giovani artisti. Selezionati da una giuria internazionale - la stessa che poi decreterà il vincitore entro la chiusura della mostra, prevista per il 7 marzo 2021 - composta da Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi, Bartolomeo Pietromarchi direttore del Maxxi Arte, Manuel Borja-Villel, direttore del Museo Reina Sofía di Madrid, Emma Lavigne, presidente del Palais de Tokyo a Parigi e infine da Victoria Noorthoorn, direttrice del Museo di Arte Moderna di Buenos Aires,  i tre creativi hanno avuto l’occasione di esporre i loro progetti proprio al Maxxi, con una mostra curata da Giulia Ferracci che coinvolge lo spettatore sin dalla lobby e che si sviluppa nella scenografica Galleria 5, al terzo piano. 

«I lavori dei 3 finalisti, intensi ed evocativi, riflettono sul tempo, sulle inquietudini della società di oggi ed esplorano il futuro. È un piacere averli al Maxxi», ha spiegato Giovanna Melandri, Presidente Fondazione Maxxi, per presentare i giovani artisti in mostra. Tra questi, Giulia Cenci, scelta «per la tensione estetica del suo lavoro che restituisce alla scultura un ruolo centrale nel dibattito delle arti visive e per la riflessione sugli scenari della società del futuro», è la prima che si incontra nel percorso espositivo. Suo, infatti, è «lento-violento», complesso di quattro gruppi di sculture che invadono lo spazio offrendo al visitatore le osservazioni dell’artista originaria di Cortona sui cambiamenti, le tensioni tra uomo e natura, la macchina del capitalismo iperproduttivo e del consumismo sfrenato, i conflitti del nostro tempo e un futuro dell’umanità distopico. Segue poi il progetto «A Week’s Notice», di Tomaso De Luca. Si tratta di un’installazione video e sonora su tre canali in cui abitazioni in miniatura, crollano o impazziscono e si inceppano, in un’ode al disfacimento dell’architettura che ricerca la bellezza nell’instabilità e fa del trauma un territorio di creazione. Il percorso poi si conclude con i dodici film che, girati tra le fontane della Barcaccia, Trevi, e Quattro Fiumi e all’area sacra di Largo di Torre Argentina e proiettati su altrettanti schermi, compongono «Roma e Fiumi», opera di Renato Leotta, che ha dedicato il suo progetto alla Capitale offrendo al pubblico un’inusuale passeggiata tra le rovine della città. 

«Ancora una volta, gli artisti finalisti del Maxxi Bvlgari Prize ci offrono una lettura del mondo in cui viviamo attraverso il loro personalissimo linguaggio e un uso di tecniche espressive fortemente innovative. Le loro opere ci invitano a una riflessione su temi universali come il cambiamento, la rigenerazione creativa, una concezione alternativa dello spazio e del tempo», ha spiegato Jean-Christophe Babin, CEO di Bvlgari, in una nota. «Il nostro impegno a fianco del Maxxi è un modo per offrire al Museo e a Roma i doni più preziosi: l’audacia e lo spirito libero dei protagonisti dell’arte di domani.»

Il Maxxi Bvlgari Prize non è l’unica iniziativa che vede coinvolto il marchio romano nella valorizzazione e la tutela del patrimonio artistico Capitolino. Bulgari è infatti anche main sponsor della mostra «I marmi di Torlonia. Collezione di capolavori», per cui ha contribuito, grazie a un accordo congiunto con la Fondazione Torlonia, anche al restauro delle opere in mostra. Inoltre, la masion, in occasione dell’annuncio dell’apertura del primo hotel del marchio nella Città Eterna, lo scorso luglio ha firmato una convenzione con Roma Capitale per dare una nuova luce all'Ara Pacis, ed è attualmente impegnata nel sostegno degli interventi di valorizzazione dell’area sacra di Largo Argentina.

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