Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Telefonata Tajani-Rubio: "Lavoriamo insieme per il ritorno degli ostaggi da Gaza"

Foto: Ansa

Pietro De Leo
  • a
  • a
  • a

Una nutrita presenza internazionale, che sottolinea la convergenza dei due mondi, quello della democrazia e delle autocrazie, attorno al dossier medio orientale. Questo potrebbe essere il colpo d’occhio di lunedì, alla cerimonia per la firma della prima parte dell’accordo, predisposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, per spegnere la guerra tra Israele e Hamas. L’importante momento si svolgerà a Sharm el Sheikh, città dove in questi giorni si sono tenuti i colloqui tra i rappresentanti del governo israeliano, i negoziatori del movimento terrorista Hamas, i mediatori americani e arabi. Dunque, quando manca poco più di un giorno alla cerimonia si sa che sarà co-presieduta dall’egiziano Al Sisi e da Trump. Invitati poi Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Grecia e Unione Europea. Sul piano del mondo arabo e islamico, ci saranno Qatar, Emirati. Giordania, Turchia, Arabia Saudita, Pakistan, Indonesia. Oltre al passaggio solenne, si terrà anche un summit tra i leader dei Paesi partecipanti e Donald Trump per rafforzare il sostegno in vista della successiva, difficilissima fase dell’accordo.

Ieri, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha sentito al telefono il ministro degli esteri egiziano Badr Abdelatty, per finalizzare e coordinare il vertice di lunedì, un colloquio che ha fatto emergere l’allineamento tra Egitto e gli Stati Uniti. Capitolo fondamentale, poi, è per il ruolo dell’Italia. A Sharm arriverà Giorgia Meloni, a corredo di un percorso in cui il nostro Paese ha esercitato un ruolo di accompagnamento politico di non poco conto alla realizzazione della prima tranche del piano di Trump. In questi giorni, tra la Presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, la diplomazia del telefono è stata alquanto viva. Sono stati frequenti i contatti con i leader degli attori in campo, dall’Egitto al Qatar, dall’Arabia Saudita alla Turchia e gli stessi israeliani. E poi gli Stati Uniti. E’ di ieri la notizia di un ulteriore colloquio telefonico tra Antonio Tajani e il Segretario di Stato Marco Rubio. “Lavoriamo insieme per una rapida attuazione del Piano di pace del presidente Trump, che prevede anche un pronto ritorno a casa degli ostaggi. Mi sono congratulato per l'efficacia dell'azione americana, un grande successo politico e diplomatico”, ha detto il numero uno della Farnesina.

La presenza di Giorgia Meloni lunedì a Sharm assume un contenuto politico importante, considerando il delicato passaggio nella crisi medio orientale. E lo sottolinea anche il fatto che il Presidente francese Emmanuel Macron, nonostante gli sconquassi interni dovuti all’ennesima crisi di governo, volerà nella città egiziana. Tornando all’Italia, è stato lo stesso ambasciatore egiziano a Roma, Bassam Radi, a sottolineare l’importanza della partecipazione della Presidente del Consiglio. L’Egitto è “onorato” di questo, ha affermato parlando con l’agenzia Nova. E ancora, ha sottolineato la dimensione politica della premier: “promotrice della pace, della sicurezza e della stabilità nel mondo, nonché alla guida di un grande Paese con un patrimonio culturale e storico come l’Italia”.

Dai blog