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Macron-Lecornu, ore contate sul destino del governo francese

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Foto:  La Presse

Nicolò Salvatori
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Ancora qualche ora e la Francia capirà, forse, il suo destino. Scadono infatti stasera le 48 ore di tempo che il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron ha dato al suo primo ministro dimissionario Sébastien Lecornu per un ultimo giro di consultazioni. Bilancio e futuro istituzionale della Nuova Caledonia, sono le priorità indicate. Ed è proprio il premier francese a farlo sapere su X: «Questa mattina(ieri ndr), su richiesta del presidente della Repubblica, ho avviato le discussioni conclusive con le forze politiche per la stabilità del Paese- ha scritto LecornuHo proposto di concentrarci su due priorità, vincolanti per l'intera classe politica. In primo luogo, l'adozione di un bilancio per lo Stato e per la previdenza sociale. In secondo luogo, il futuro istituzionale della Nuova Caledonia».

Ha poi aggiunto: «Per quanto riguarda l'emergenza di bilancio, abbiamo discusso i parametri di un possibile compromesso con l'opposizione». Continua, dunque, la fase di caos politico che sta attraversando la Francia. Lecornu, infatti, si è dimesso da premier dopo le forti critiche che hanno accompagnato l'annuncio dei ministri. È successo a soli 27 giorni dalla nomina, un dato che gli ha fatto ottenere il record come primo ministro con il mandato più breve della storia francese. Lunedì Macron ha annunciato di essere pronto ad «assumersi le proprie responsabilità» se il primo ministro dimissionario dovesse fallire nel nuovo tentativo di formare un governo. Nessuno è riuscito a decifrare in pieno le parole del capo dell’Eliseo ma le voci di un voto anticipato per il rinnovo dell’Assemblea per novembre sono sempre più insistenti.

Oltre a Marine Le Pen che chiede il ritorno alle urne (e ieri ha disertato le consultazioni con il primo ministro), l'ex premier Édouard Philippe ha auspicato che Macron nomini un primo ministro con il compito di «far approvare il bilancio» e che, una volta fatto questo, «annunci l'intenzione di indire elezioni presidenziali anticipate. Ciò significa che se ne andrà immediatamente dopo l'approvazione del bilancio».

Critico, ma non troppo, l'ex primo ministro Gabriel Attal. «Come molti francesi, non capisco più le decisioni del Presidente della Repubblica: c'è stato lo scioglimento e da allora ci sono state decisioni che danno l'impressione di una forma di volontà di mantenere il controllo», ha detto, salvo poi sostenere di non volere le dimissioni di Macron e ha attaccato Edouard Philippe per la sua richiesta di presidenziali anticipate.
«Non ci uniremo mai a coloro che chiedono mattina, pomeriggio e sera le dimissioni del presidente della Repubblica ed elezioni presidenziali anticipate - ha dichiarato Attal - non bisogna aggiungere una crisi alla crisi ma di risolverla».

Il leader dei Republicains, Bruno Retailleau ha intanto dichiarato di non escludere il ritorno del suo partito nel governo, a condizione che si tratti di una «coabitazione» con i macroniani e che il partito «non venga diluito» nello schieramento presidenziale, descrivendo la squadra di governo, presentata domenica da Lecornu, come il riflesso di «un'iper-presidenza» di Emmanuel Macron.

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