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Cyberspazio, è lì che si combatte la vera guerra: inutile investire sulle armi

Salvatore Turrisi
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Mentre i governi europei continuano a discutere di riarmo, budget militari e acquisto di nuove armi convenzionali, il vero conflitto del XXI secolo si sta già combattendo altrove. Non sui campi di battaglia, ma nel cyberspazio. Non con carri armati, ma con malware. Non con missili, ma con attacchi informatici capaci di paralizzare intere nazioni. Oggi, il primo colpo di una guerra non si sente, non si vede e non lascia crateri nel terreno. È un’interruzione improvvisa della rete elettrica, un blocco dei servizi bancari, un blackout totale delle telecomunicazioni. È un attacco invisibile che spegne interi settori di un Paese senza bisogno di inviare un solo soldato oltreconfine. Se c’è una lezione che il conflitto in Ucraina ha insegnato al mondo, è questa: senza una solida infrastruttura di comunicazione, una nazione è cieca, muta e paralizzata.

 

Senza le aziende di rete che forniscono infrastrutture avanzate e sicure, l’Ucraina non avrebbe mai potuto coordinare la propria difesa, proteggere le sue infrastrutture critiche e garantire il funzionamento del Paese nel pieno del conflitto. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, uno degli obiettivi principali dei primi giorni di guerra è stato colpire le infrastrutture di comunicazione. Un Paese che non può comunicare non può difendersi. Spegnere le telecomunicazioni significa isolare il governo, paralizzare l’esercito e impedire alla popolazione di organizzarsi. Ma c’è un motivo per cui questo non è successo: le aziende di rete hanno garantito la continuità operativa, proteggendo le infrastrutture e mantenendo attive le telecomunicazioni essenziali.
Queste aziende, da decenni leader mondiali nelle telecomunicazioni, hanno garantito la resilienza delle reti ucraine permettendo al Paese di restare operativo anche sotto attacco. Grazie alla loro tecnologia avanzata, le infrastrutture mobili e fisse sono rimaste attive, proteggendo le reti da attacchi informatici e guasti fisici. L’importanza delle aziende di rete nel conflitto ucraino è stata evidente in tre aspetti fondamentali:

SICUREZZA COMUNICAZIONI MILITARI Le forze armate ucraine hanno potuto coordinare le operazioni in tempo reale grazie a reti protette da sistemi di crittografia avanzata, riducendo al minimo il rischio di intercettazioni e sabotaggi. I comandi militari hanno potuto comunicare con le truppe sul campo senza il rischio di essere bloccati o compromessi.

RESILIENZA DELLA RETE NAZIONALE Le tecnologie di ripristino rapido delle aziende di rete hanno permesso alle infrastrutture danneggiate dai bombardamenti di essere rimesse in funzione in poche ore anziché giorni. Grazie a reti flessibili e ridondanti, le comunicazioni civili e governative non sono mai state completamente interrotte, garantendo continuità ai servizi essenziali.
 

DIFESA DA ATTACCHI INFORMATICI Gli hacker russi hanno lanciato centinaia di attacchi cyber per bloccare le reti ucraine, ma le tecnologie implementate hanno impedito che questi attacchi raggiungessero i loro obiettivi. Firewall avanzati, sistemi di rilevamento delle intrusioni e tecnologie di mitigazione hanno neutralizzato i tentativi di sabotaggio digitale, evitando il collasso della rete. Gli attacchi informatici non sono più strumenti di disturbo, ma veri e propri atti di guerra. Un hacker con un laptop può essere più pericoloso di un commando armato, e un virus informatico può causare più danni di un bombardamento aereo.
Oggi, un cyber attacco ben progettato può mettere in ginocchio una nazione intera.

CENTRALI ELETTRICHE FUORI USO Spegnere le lucidi una capitale significa spegnere anche la sua capacità di difesa e il morale della popolazione. Il blackout può durare ore o giorni, e in alcuni casi, come in Ucraina nel 2015, può essere usato per preparare un attacco militare convenzionale.

BANCHE PARALIZZATE Bloccare il sistema finanziario di un Paese vuol dire congelare i pagamenti, fermare il commercio e generare caos economico. Un attacco del genere è già avvenuto con NotPetya, il cyber attacco russo del 2017 che ha mandato in tilt aziende, porti e banche a livello globale.

ACQUEDOTTI E SERVIZI SABOTATI Alterare il funzionamento delle reti idriche, come avvenuto in Israele nel 2020, può avere conseguenze devastanti sulla popolazione civile.

COMUNICAZIONI AZZERATE Senza connessione, un Paese non può coordinare le operazioni di difesa né informare i cittadini. È esattamente quello che la Russia ha cercato di fare in Ucraina nei primi giorni dell’invasione. Questa non è una minaccia teorica.
È già successo. È successo in Iran con Stuxnet, il virus che ha distrutto il 20% delle centrifughe nucleari del Paese senza che nessun missile fosse lanciato. È successo in Estonia nel 2007, quando un attacco cyber ha mandato in tilt il Paese intero per giorni. Ed è successo, e sta ancora succedendo, in Ucraina, dove la guerra digitale si combatte ogni giorno, in parallelo a quella sul campo.
Di fronte a questa nuova realtà, l’Europa può davvero permettersi di destinare miliardi a carri armati e caccia, ignorando che il primo colpo di un conflitto del XXI secolo verrà sferrato online? Non servono più cannoni, servono firewall. Non servono più soldati, servono analisti di sicurezza informatica. Non serve più acciaio, serve silicio. E soprattutto, servono aziende di rete capaci di garantire che le infrastrutture critiche siano protette, resilienti e inespugnabili. Perché senza una rete sicura, ogni strategia militare è destinata al fallimento. L’Europa ha ancora una scelta: prepararsi oggi, o subire domani.

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