Rampini "controcorrente": non liquidare gli Usa e Trump "con una caricatura"
Il quadro geopolitico, in tre anni di guerra in Ucraina, non è mai sembrato così complesso. Donald Trump ha deciso di bloccare gli aiuti militari all'Ucraina e ha alzato ancora i toni dello scontro con Volodymyr Zelensky: fino a quando il presidente ucraino non sarà disposto a trattare con Vladimir Putin, le forniture a Kiev saranno sospese. Una decisione, questa, che forse si poteva intuire già dallo scontro in mondovisione avvenuto tra i due leader nello Studio Ovale o addirittura dalla storia del tycoon (che mai ha nascosto di piombare sulle questioni con la forza di un ciclone). Ma chi è davvero il magnate che governa gli Stati Uniti? A questa domanda ha provato a rispondere Federico Rampini nell'analisi, che va "oltre i luoghi comuni" e che è stata pubblicata oggi sul Corriere della Sera.
Trump blocca gli aiuti all'Ucraina: "Fermate anche le armi già in viaggio"
In Europa la sensazione è che si guardi a Donald Trump e alle sue scelte con sorpresa ingiustificata ed è su questo punto che l'editorialista ha voluto insistere. "Trump tradisce l’Ucraina, è giusto indignarsi, è sbagliato stupirsi: lo aveva annunciato da tempo. Cerca un patto con Putin perfar cessare la guerra, creare un ordine stabile al posto dei combattimenti, ridurre le spese e gli impegni dell’America all’estero: anche questo lo prometteva da anni, conquistando consensi nella sua base elettorale", scrive Rampini con parole chiare. Gli europei, agli occhi del giornalista, non hanno mai capito abbastanza Trump e il trumpismo, sorvolando sulle cause profonde del fenomeno e finendo per "aggrapparsi alle apparenze".
Quanto può resistere l'Ucraina senza le armi Usa. Zelensky al bivio
Rampini, invece, vuole guidare un' "operazione controcorrente" (nel volume in uscita domani con il Corriere della Sera) per osservare ciò che sta accadendo in America e nel mondo indipendentemente dalle "appartenenze politiche" o dalle "convinzioni ideologiche". L'errore, secondo l'editorialista del Corriere della Sera, potrebbe annidarsi nel ridurre The Donald "ai suoi aspetti più vistosi, indubbiamente estremi, grotteschi" e liquidare "con una caricatura anche l'America che lo ha votato". "L’unica Repubblica capace di conservare la democrazia da due secoli e mezzo, la nazione più ricca e dinamica del mondo, il polo di innovazione che continua ad attirare immigrati e «cervelli» dal mondo intero, viene descritta come un luogo infame o infernale da chi demonizza il suo presidente. E magari prevede — o pregusta? — un fascismo americano dietro l’angolo", fa notare.
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