Francia, Macron non molla e promette un nuovo governo. Ma a dare le carte è solo Le Pen
Un uomo solo al comando di una nave che rischia di naufragare in una crisi politica e finanziaria che non ha precedenti. Chiaro e conciso, Emmanuel Macron ha parlato alla Francia per la prima volta dopo quattro mesi, e all’indomani della mozione di censura del Parlamento al governo Barnier. Un discorso chiaro, quello del presidente che ha subito ribadito con forza che resterà fino alla fine del suo mandato, nel 2027, esercitando appieno le sue prerogative «fino alla fine». Niente dimissioni dunque e una bacchettata ai partiti. «Nonostante le concessioni fatte a tutti i gruppi parlamentari, il governo Barnier è stato sfiduciato perché estrema destra ed estrema sinistra si sono unite in un fronte anti-repubblicano» ha spiegato attaccando l’opposizione ma anche i socialisti «forze che governavano fino a ieri la Francia che hanno scelto di aiutarli». Il leader però è solo, i sondaggi mostrano che metà dei francesi vorrebbe le sue dimissioni. E a poco serve indicare colpe e responsabilità altrui e il ribadire di non volersi «assumere le irresponsabilità di altri». Difende e spiega la scelta di Barnier che «univa la più ampia maggioranza del Parlamento», e si prende la responsabilità della decisione di sei mesi fa di sciogliere l’Assemblea. Una scelta «che non è stata compresa, ed è una mia responsabilità», ha affermato. «Durante l’estate mi sono consultato ampiamente, innanzitutto per cercare di convincere le forze politiche a lavorare insieme, come fanno molti dei nostri vicini». Un progetto non abbandonato. «Nei prossimi giorni», ha annunciato il presidente, la scelta di un nuovo premier, con le stesse direttive di prima, quelle di creare un esecutivo «di interesse nazionale, compatto, composto da tutte le forze politiche» con l’auspicio anche che emerga «una maggioranza per approvare il prossimo bilancio in Parlamento».
La Francia dei “governicchi” di oggi è lo specchio della vecchia Italia
Sulla legge di Bilancio, che rischia di essere bocciata e su cui il prossimo governo si giocherà la sopravvivenza, Macron ha annunciato che nella prima di metà dicembre «sarà presentata al Parlamento una legge speciale e temporanea che consentirà, come prevede anche la Costituzione, la continuità dei servizi pubblici e la vita del Paese». Il provvedimento, ha proseguito, «applicherà le scelte del 2024 per il 2025 e mi aspetto pienamente che possa emergere una maggioranza per adottarlo in Parlamento». Macron vuole chiudere al più presto la partita governo per accogliere sabato a Parigi una cinquantina di capi di Stato e di governo, tra cui Trump, nella Ville Lumiere per la riapertura, dopo cinque anni, di Notre Dame de Paris. Motivo di orgoglio, come le Olimpiadi, su cui non ha mancato di soffermarsi trovando in questo le analogie per un appello all’unità nazionale: «È la stessa cosa che dobbiamo fare per la nazione, avere un percorso chiaro per la salute, la sicurezza, il clima». Una rotta che dovrà seguire un Parlamento «che saprà trovare dei compromessi. Ovunque ci siano divisioni, occorre unità. Ricostruiremo la nazione ovunque ci sia rabbia, insulto, ripristino della saggezza e ovunque ci sia divisione, volendo unità laddove alcuni cedono all’angoscia, volendo speranza», ha concluso.
"Golpista bianco". Travaglio contro Macron: prima o poi dovrà sloggiare
Difficile dire se la Divina provvidenza di Notre Dame (nonostante Papa Bergoglio abbia declinato l’invito) riesca a dare serenità - e dunque continuità - al prossimo governo francese. I riflettori sono puntati su François Bayrou, il leader centrista del MoDem. Da sempre molto vicino al presidente francese, è stato invitato a pranzo ma Macron all'Eliseo, mentre un dirigente di Renaissance, il movimento macroniano, ha detto a Le Parisien che «è in corsa» per l'incarico di primo ministro. La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, dopo aver ottenuto la maggioranza con la sua mozione, votata anche dal RN di Marine Le Pen, è tornata ad insistere sulla sua richiesta di dimissioni di Macron e presidenziali anticipate. Marine Le Pen non ha fatto formalmente la stessa richiesta dopo la sfiducia ma ha assicurato che lei e il suo partito «lasceranno lavorare» il futuro premier per «costruire insieme» una manovra finanziaria «accettabile per tutti», un messaggio chiaro diretto all’inquilino dell’Eliseo: le carte, in questa difficile partita, le dà lei.