
Usa, blitz in casa di due commentatori filorussi: rischiano "accuse penali"

Caccia Usa agli «agenti stranieri» con perquisizioni nelle case di due commentatori americani per la tv russa. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sta indagando su due americani che collaborano nei media russi nell’ambito di un’operazione per combattere le influenze straniere nelle prossime elezioni presidenziali. Lo scrive il New York Times. Il quotidiano, citando funzionari statunitensi che hanno familiarità con l’indagine a condizione di anonimato, ha detto che l’FBI ha perquisito le case dei commentatori Scott Ritter e Dimitri K. Simes questo mese, e suggerisce che ci saranno altre perquisizioni e forse «accuse penali» contro di loro.
Finora, l’indagine contro i commentatori, che non sono stati arrestati o incriminati, si concentra su potenziali violazioni delle sanzioni economiche statunitensi imposte alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina e di una legge che richiede la divulgazione del lavoro di lobbying per i governi stranieri, aggiunge. Tuttavia, si prevede che l’indagine si scontrerà con le protezioni costituzionali del Primo Emendamento della libertà di parola, dal momento che si tratta di americani che lavorano nei media, dice.
Chi sono i due commentatori? Ritter, un ex ispettore delle Nazioni Unite critico nei confronti della politica estera degli Stati Uniti, è un collaboratore della televisione di stato russa RT, che il governo degli Stati Uniti ha richiesto di registrare come «agente straniero» nel 2017. Simes, emigrato dall’ex Unione Sovietica in gioventù, è stato consigliere informale del presidente Richard Nixon e anche di Donald Trump nella sua campagna presidenziale, è una figura ben nota nei dibattiti di politica estera e ha un programma settimanale sul canale russo Channel One.
Nel caso di Ritter, che ha detto al New York Times che l’indagine è un «assalto alla Costituzione», l’FBI gli ha mostrato un mandato relativo alle regole di lobbying per i governi stranieri prima di perquisire la sua casa e sequestrare cellulari, computer e dischi rigidi. Da parte sua, Simes, che vive in Russia dal 2022, ha dichiarato venerdì scorso al canale Sputnik, che ha riportato la perquisizione della sua casa in Virginia, che si tratta di un tentativo di «intimidazione» contro «chiunque vada contro le politiche ufficiali e in particolare contro lo Stato profondo».
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