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La rivelazione choc su Chico Forti: "Lo volevano incastrare, in trappola come un topo"

Rita Cavallaro
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«Sono davvero molto felice che sia finalmente riuscita a rivedere suo figlio dopo tutti questi anni e dopo la tragedia e il lutto con cui entrambe le nostre famiglie hanno dovuto fare i conti negli ultimi ventisei anni». Comincia così la lettera inviata a Maria Loner, la madre di Chico Forti, da Bradley Pike, fratello di Dale, la vittima dell’omicidio per il quale l’italiano è stato condannato all’ergastolo senza condizionale a Miami. Un messaggio per esprimere vicinanza all’uomo che, secondo Bradley, è stato incastrato per quel terribile delitto, avvenuto il 15 febbraio 1998 a Miami, e incarcerato ingiustamente per quasi un quarto di secolo. Chico era destinato a morire in quel carcere di massima sicurezza ma la scorsa settimana è arrivata la svolta: il governo Meloni, dopo aver ottenuto un accordo con gli Usa a marzo, ha riportato Forti a casa. E il fratello di Dale Pike ha avuto un ruolo fondamentale nel trasferimento di Chico dagli Stati Uniti. Il 27 agosto 2020 aveva mandato una lettera con cui chiedeva al governo della Florida di rilasciare Forti, convinto dell’innocenza del produttore tv. «Conosco intimamente tutti i fatti e le circostanze che circondano la morte di mio fratello e, di conseguenza, il processo del signor Forti. Significativamente credo fermamente che il signor Forti sia innocente del crimine per il quale è stato ingiustamente imprigionato per vent’anni. Data questa dura circostanza, appoggio pienamente la concessione di un perdono per il signor Forti il prima possibile. L’assassinio di mio fratello è stata una tragedia che mi ha perseguitato per due decenni», aveva scritto Bradley nella richiesta di rilascio, sottolineando che «aggiungere alla sua scia un uomo innocente che soffre è una beffa troppo grande da sopportare per il resto dei miei giorni. Perciò io chiedo, per favore, che il signor Forti venga rilasciato dalla reclusione per evitare ulteriori sofferenze inutili e ingiustificate».

 

 

 

La famiglia Pike, ora, ha voluto esternare la soddisfazione per aver potuto contribuire all’abbraccio tra Chico e sua madre, con una lettera molto intima inviata a Maria. «La cosa più crudele che si possa infliggere a una persona, specialmente se è madre, è separarla dal proprio figlio, indipendentemente dalle sue azioni. Mi auguro di poterci ritrovare e piangere insieme le vite sprecate/perdute», scrive Bradley alla 96enne, «pensando a quello che avrebbero potuto essere se tutta questa storia non fosse avvenuta. Si rassereni ora e goda della prossimità di Chico, sperando che un giorno riusciate a sedervi a tavola insieme a tutti i vostri cari e guardare negli occhi i vostri figli, lavorando e pregando affinché possano vivere in un mondo più giusto».
Parole destinate ad aprire interrogativi: se perfino la famiglia della vittima è convinta che Forti non sia un assassino, allora lo scenario rivelato è che Tony Pike, fino al giorno della sua morte avvenuta ad Ibiza il 24 febbraio 2019, sia stato il depositario di un segreto. Non è un caso che Bradley si sia pronunciato sulla totale estraneità di Chico nel delitto del fratello a seguito della scomparsa di suo padre e, soprattutto, dopo aver avuto accesso ai documenti custoditi dal defunto. Tra cui una serie di atti e lettere, che il vecchio Pike si era scambiato addirittura con la madre del criminale tedesco Thomas Knott, l’uomo che aveva chiesto a Chico i soldi per comprare la calibro 22 e tra i sospettati dell’omicidio. Arrestato, pur avendo fallito la macchina della verità per ben quattro volte, Knott ha patteggiato con la Procura ed è diventato il principale accusatore di Forti. Il tedesco aveva un rapporto molto intimo con Tony, tanto che l’albergatore gli aveva procurato un passaporto falso, utilizzato per entrare illegalmente negli Usa. Dal canto suo, Knott aveva messo a segno una serie di truffe, svuotato per decine di migliaia di dollari le carte di credito di Tony e aveva ideato «l’elefante bianco», la frode dell’hotel da rifilare a Forti. Dale aveva scoperto tutto e, secondo la testimonianza dell’ex senatore della Florida e amico di Forti, Paul Steinberg, stava correndo a Miami per denunciare il tedesco alla polizia. Il 26 marzo 1999 il vecchio Pike, di fronte al procuratore Reid Rubin e agli avvocati di Chico, mette agli atti questa testimonianza che scagiona Forti: «Non ho alcuna idea su chi abbia ucciso Dale. Posso dirle che il più giovane tra i miei figli, Bradley, mi ha accusato di essere responsabile della morte e ciò mi ha creato grande stress. Ho dovuto personalmente portare il corpo di mio figlio Dale in Australia per la cremazione e dopo la cremazione sua madre mi ha chiamato "bastardo!". Mi ha accusato di averlo trascinato là dove non dovevo e mi ha fatto giurare che mai, mai avrei avvicinato l’altro nostro figlio...Chiedo soltanto che il colpevole venga trovato e punito. Vengano trovati chi ha premuto il grilletto e chi ha pianificato l’assassinio». A due mesi dalla deposizione dell’albergatore, il 24 maggio 1999 Ursula Knott, la madre del tedesco in quel momento in cella, invia una lettera a Tony, facendo leva sulla sfera emotiva dell’amicizia trai due "compari", affinché il vecchio Pike aiutasse Knott a uscire dai guai e spingendolo a premere per la condanna dell’italiano. Si legge nella missiva: «Tony, Tom è in prigione come un topo in un vicolo cieco. Tom si è anche offerto per incastrare Forti e penso sia la cosa migliore per entrambi voi. Nessuno sa che questa può essere una soluzione. Speriamo tu sia d’accordo e che tu riesca a far sì che lo sia anche la polizia». Poco dopo Tony accuserà Chico.

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