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Iran, Israele messo in guardia sulle centrali nucleari: "Colpo rimarrà nella storia"

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L’Iran mette in guardia Israele dall’attaccare le sue centrali nucleari, minacciando che in questa eventualità potrebbe fare lo stesso. «Se il regime sionista vuole usare la minaccia di attaccare i centri nucleari del nostro Paese come strumento per fare pressione sull’Iran il colpo che riceveranno sarà ricordato nella storia», è il messaggio del comandante del corpo di protezione e sicurezza dei centri nucleari iraniani, il generale di brigata Ahmed Haq Talab, il quale ha avvertito che i centri nucleari israeliani «sono identificati». I Pasdaran inoltre paventano un possibile cambio della dottrina di Teheran sul nucleare. La minaccia giunge mentre il mondo ha gli occhi puntati su Israele in attesa di una possibile reazione all’attacco dell’Iran dello scorso fine settimana, giunto in risposta al raid del 1° aprile sul consolato iraniano a Damasco.

 

 

Secondo Abc News, è improbabile che Israele risponda all’Iran prima della fine della Pasqua ebraica, che inizierà il 22 aprile e terminerà il 30 aprile. «Lo Stato di Israele dovrebbe sapere che ha libertà di azione per fare ciò che vuole», ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant, mentre il premier Benjamin Netanyahu incontrando l’intelligence nazionale ha lanciato appelli all’unità davanti alla minaccia dell’Iran. L’incognita sulla risposta di Tel Aviv, che Israele ha promesso che ci sarà, si intreccia con un’altra questione aperta, quella dell’offensiva di terra israeliana a Rafah, città nel sud di Gaza in cui si sono rifugiati oltre la metà degli abitanti della Striscia, ipotesi osteggiata dalla comunità internazionale e in particolare dagli Usa. Il giornale Al-Araby Al-Jadeed ha riferito di un presunto accordo secondo cui gli Stati Uniti avrebbero accettato il piano di un’operazione militare a Rafah in cambio di una risposta limitata all’Iran da parte di Israele. Un’indiscrezione smentita da fonti Usa alla testata Axios, mentre la Casa Bianca ha poi fatto sapere che si stava tenendo un meeting virtuale fra funzionari Usa e israeliani proprio per discutere su Rafah.

 

 

«Il Medioriente è sull’orlo di un precipizio. Un conflitto regionale che può essere devastante per l’area e per il mondo intero», è l’ammonimento del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che ha preso la parola al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. L’organo ha anticipato un voto chiave, quello sulla piena adesione della Palestina all’Onu, in cui è previsto un veto Usa: secondo il rappresentante palestinese Ziad Abi Amr, questo riconoscimento sarebbe «un pilastro importante per raggiungere la pace». Secondo la Turchia, qualora fra Israele e Palestina venisse raggiunta la soluzione a due Stati entro i confini stabiliti nel 1967 Hamas abolirebbe il suo braccio armato. Intanto, sull’onda della risposta iraniana a Israele, nuove sanzioni sono state imposte all’Iran da Stati Uniti e Regno Unito, mentre il Consiglio europeo riunito a Bruxelles ha annunciato che l’Ue adotterà ulteriori misure restrittive nei confronti di Teheran, in particolare in relazione a droni e missili. Da Capri, dove si svolge la ministeriale Esteri del G7, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha spiegato che «questo non è il luogo per decidere formalmente cosa fare, perché ogni Paese ha delle regole diverse per imporre sanzioni» e «ci sono diverse ipotesi», ma «l’idea è quella di dare un segnale forte all’Iran perché non si ripeta quello che è successo».

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