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Gaza, uccisi figli e nipoti del capo di Hamas. Haniyeh: “Nessuna resa”

Tre figli del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sono stati uccisi in un raid israeliano sul campo profughi di Shati, a Gaza City. Oltre ai tre figli - Hazem, Amir e Mohammed - sono morti anche almeno quattro nipoti di Haniyeh: tutti sono stati uccisi da un missile che ha centrato l’auto sulla quale viaggiavano mentre si stavano recando verso il campo profughi per andare a festeggiare l’Eid al Fitr, la festa che conclude il Ramadan, insieme ad alcuni parenti.

 

  

 

«Ringrazio Dio per questo onore che mi ha concesso con il martirio dei miei tre figli e di alcuni nipoti», le parole ad al-Jazeera del capo dell’ufficio politico di Hamas, che ha confermato la morte dei suoi familiari in un raid israeliano su Gaza. Sottolineando che i suoi figli «sono rimasti con la nostra gente nella Striscia di Gaza e non hanno lasciato» l’enclave, Haniyeh - che da tempo vive in Qatar - ha affermato che «tutte le famiglie di Gaza hanno pagato un prezzo pesante con il sangue dei loro figli, e io sono uno di loro. Con questo dolore e sangue creiamo speranze, un futuro e libertà per il nostro popolo, la nostra causa e la nostra nazione. Non c’è dubbio che questo nemico criminale sia guidato dallo spirito di vendetta, omicidio e spargimento di sangue, e non osservi alcuno standard o legge. L’abbiamo visto violare ogni cosa nella terra di Gaza, sono pulizia etnica, genocidio e sfollamento di massa».

 

 

«L’uccisione dei miei figli non cambia la richiesta di cessate il fuoco da parte di Hamas. Non scenderemo a compromessi e non ci arrenderemo, non importa quanto grandi debbano essere i nostri sacrifici. Non ci sottometteremo al ricatto praticato dall’occupazione perché i popoli che si arrendono non saranno risparmiati», ha concluso il leader dei terroristi palestinesi, che ha spiegato che 60 membri della sua famiglia sono stati uccisi dall’inizio della guerra.