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Sherpa morto sul K2, ora il Pakistan indaga: "Lasciato morire"

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Il Pakistan ha avviato un'indagine sulla morte dello sherpa sul K2. Una tragedia che risale al 27 luglio quando il "portatore" Mohammed Hassan, 27 anni e padre di tre figli, sarebbe scivolato cadendo in un sentiero impervio sulla seconda cima più alta del mondo mentre trasportava i bagagli e apriva la strada a un gruppo di alpinisti. Questi ultimi, secondo le accuse di altri scalatori che hanno ripreso la scena con un drone, non avrebbero aiutato lo sherpa e anzi, avrebbero proseguito il cammino verso la vetta lasciandolo indietro, morente.

Tra gli alpinisti impegnati nell'ascesa al K2 quel tragico giorno c'è la norvegese Kristin Harila, che però ha respinto ogni responsabilità. In un post su Instagram, venerdì, ha scritto di sentirsi «arrabbiata per il modo in cui molte persone hanno incolpato altri per questa tragica morte» e che nessuno aveva colpa per la tragica fine dello sherpa pakistano. Ora saranno le autorità locali a verificare come sono andati realmente i fatti.

L'alpinista Harila ha raccontato a Sky News che lo sherpa Hassan era rimasto appeso a una corda, a testa in giù, dopo la caduta nella strettoia che ha descritto come la parte «probabilmente più pericolosa del K2». Ha detto che dopo circa un’ora la sua squadra è riuscita a riportarlo sul sentiero. A un certo punto, lei e un’altra persona della sua squadra hanno deciso di proseguire verso la cima, mentre un altro membro della squadra è rimasto con Hassan, dandogli acqua calda e ossigeno dalla sua maschera. Harila ha detto di aver deciso di proseguire verso la vetta perché anche la sua squadra di fissaggio in avanti ha incontrato delle difficoltà.

A far scoppiare il caso sono stati gli alpinisti Wilhelm Steindl e Philip Flaemig, che avevano interrotto la scalata al K2 a causa delle difficili condizioni meteo, ma hanno dichiarato di aver ricostruito gli eventi successivamente, rivedendo le riprese di un drone. I due hanno affermato che lo sherpa pakistano avrebbe potuto essere salvato se gli altri scalatori avessero rinunciato a raggiungere la vetta. 

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