Ricorso

Ue, Polonia contro le politiche green: ricorso alla Corte europea

Gianni Di Capua

Dopo le modifiche al Pnrr cade un altro tabù che sembrava intoccabile: il Fit for 55. Il pacchetto di riforme e regolamenti economico sociali promulgate dall’Unione europea incentrate sulla lotta al cambiamento climatico e alla riduzione delle emissioni di gas serra. Tra i vari obiettivi c’è la riduzione delle emissioni nette di gas ed effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il piano, che sembrava un prendere o lasciare, adesso inizia a mostrare delle crepe. «Continua la lotta per gli interessi polacchi nella Ue!». Così su Twitter la ministra per il Clima polacca, Anna Moskwa, annuncia che Varsavia ha presentato un ricorso alla Corte Europea di Giustizia contro una delle misure contenute nel Fit for 55, il pacchetto climatico della Ue teso a raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal.

 

  

 

«In accordo con le nostre precedenti dichiarazioni, la Polonia ha presentato il suo primo ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro uno dei documenti contenuti nel pacchetto», aggiunge la ministra precisando che si tratta della regolamento Lulucf, relativo all’uso del suolo e alla silvicoltura, cioè l’insieme delle attività che consentono di controllare la crescita, la composizione, la struttura e qualità di una foresta con diversi scopi come la produzione di legname e col fine di preservare nel tempo la qualità e la quantità del patrimonio forestale.

 

 

Moskwa spiega che nel ricorso si «indica che il regolamento è stato adottato su una base giuridica sbagliata, violando le competenze degli Stati membri, interferendo con il modo in cui si gestiscono le foreste, nonostante l’assenza di competenza della Ue in questo settore». Il regolamento Lulucf disciplina le attività connesso all’uso del suolo e alla silvicoltura e mira a conseguire assorbimenti netti di gas serra nell’Unione europea per almeno 320 milioni di tonnellate di anidride carbonica entro il 2030. L’intenzione di ricorrere contro questa misura era stata annunciata già da tempo dal governo di Varsavia. Nella direttiva in questione è contenuta anche la misura che ha preso il nome di «case green» per efficientare le classi energetiche degli immobili e raggiungere così l’obiettivo della riduzione del 55% della Co2 entro il 2030. Una misura fortemente criticata dall’Italia visto che, per raggiungerla, dovremmo ristrutturare 7.400 case al giorno; una missione chiaramente impossibile.