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Prilepin, "confessione" accusa gli 007 ucraini. Kiev ribatte: chi c'è dietro

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Caso risolto in poche ore con una "confessione", che come in altri attacchi recenti viene contestata da chi viene indicato come mandante. Per l’attentato in cui è rimasto ferito lo scrittore nazionalista russo Zakhar Prilepin, avvenuto nella Russia centrale, e in cui è rimasto ucciso il suo autista, è stato fermato un uomo, Aleksandr Permyakov, come riporta il comitato investigativo russo. Questi avrebbe confessato di aver "agito su ordine dei servizi segreti ucraini", riportano le agenzie russe.

Le autorità russe ricostruiscono che "sulla strada lungo il percorso dell’auto di Prilepin, Permyakov ha piazzato un ordigno esplosivo che ha azionato a distanza. Successivamente è fuggito dalla scena, ma è stato arrestato dalle forze dell’ordine quando è uscito dal bosco in un’altra zona abitata". Il Comitato investigativo ha definito un "atto terroristico" l’attentato contro lo scrittore, che aveva combattuto tra il 2016 e il 2018 in Donbass e che aveva partecipato anche alle ostilità in Ucraina dopo essersi arruolato nella Guardia Nazionale. Il ministero dell’Interno ha confermato che Prilepin è rimasto ferito e che un’altra persona, quella al volante dell’auto esplosa, è morta.

 

Da Kiev respingono ogni accusa. "Moloch è sempre prevedibile. Non smette mai di sgranocchiare. Prima divora i suoi nemici, poi divora persone a caso e infine divora i suoi", ha scritto sui social il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak lasciando intendere, come sottolineano i media ucraini, che l’attentato allo scrittore sia stato compiuto dai servizi russi. "Per prolungare l’agonia del ’clan di Putin’ e per mantenere l’illusorio ’controllo totale', la macchina repressiva russa accelera il ritmo e rastrella tutti, compresi (per un dessert particolarmente squisito) gli attivisti Z e V. Alla vigilia del crollo, Mosca sarà estremamente cupa...", scrive il consiglieree di Volodymyr Zelensky.

 

 

La dinamica delle accuse incrociate ricorda gli altri attacchi contro i nazionalisti russi negli ultimi mesi. Il 2 aprile, il noto blogger militare Vladlen Tatarski, convinto sostenitore della campagna militare russa in Ucraina, è morto a seguito di un’esplosione in un bar di San Pietroburgo. Il 6 marzo, il Servizio di sicurezza federale (Fsb) ha dichiarato di aver sventato un attacco, anch’esso presumibilmente preparato dall’Ucraina, contro il cosiddetto "oligarca ortodosso" Konstantin Malofeev, capo dell’emittente nazionalista Tsargrad. Il 20 agosto 2022, l’auto della giornalista Daria Dugin, figlia di Aleksandr Dugin, filosofo alleato del presidente russo Vladimir Putin, è esplosa nella regione di Mosca, uccidendola. 

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