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Migranti, ipocrisia Ue. L'Europa fa il pugno duro solo con l'Italia

Pietro De Leo
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L’equilibrismo delle parole è un’arte assai complicata. A questo pare aver fatto ricorso, ieri, la portavoce della Commissione Europea Anitta Hipper. Interpellata sul decreto italiano che norma l’attività delle Ong, ha affermato: «Non spetta all’Unione Europea guardare nello specifico il contenuto» del provvedimento, «indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo tramite un decreto, i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare». E ancora, ha sottolineato Hipper: «Salvare vite umane è un obbligo morale e legale».

Insomma, funambolismo puro. Da un lato non si entra nel merito della questione, e non potrebbe essere diversamente. Nella finalità generale, infatti, dal lato europeo il decreto italiano è oggettivamente incontestabile, considerando che anche il progetto di «Action plan» dell’Esecutivo comunitario sull’immigrazione, come ha ricordato ieri in un’intervista a Repubblica il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, contiene un codice di condotta per le Ong. Dall’altro lato, però, quel richiamo al rispetto della legge internazionale e della legge del mare, oltre al fatto che «salvare vite umane è un obbligo morale e legale» è una sottolineatura che, evidentemente, nasconde un atteggiamento leggermente pregiudiziale: quando si parla d’Italia non sì dà nulla per scontato. E che sembra strizzare l’occhio alla retorica progressista.

Dunque, per quanto con toni assai felpati, torniamo sempre al punto. Ossia che sulle mosse italiane per gestire il dossier migratorio, l’Europa si mostra sempre assai solerte nell’accendere i propri fari. Un atteggiamento che, però, non trova pari riscontro nei confronti di altri nostri partner, alcuni dei quali spesso diventano nostra controparte nei contenziosi migratori. È il caso, per esempio, della Francia. In archivio non si trovano dichiarazioni, avvisi, pizzini circa l’approccio tenuto Oltralpe al confine italiano, nonostante pratiche non proprio il massimo del rispetto delle regole. Il recente scontro tra Roma e Parigi ha fatto riemergere l’attualità di alcuni modi di operare alquanto discutibili, tipo il riaccompagnamento degli immigrati, minorenni inclusi, al confine italiano.

La dimostrazione più lampante di questo doppio binario si ebbe già con la precedente Commissione, guidata da Jean Claude Juncker. Era il 2018 e mentre l’Esecutivo Europeo tuonava contro le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina messe in campo da Matteo Salvini allora ministro dell’interno, ma uguale agonismo non aveva dimostrato, qualche mese prima, quando cinque gendarmi francesi oltrepassarono il confine italiano, a Bardonecchia e piombarono nei locali utilizzati da una Ong nella stazione ferroviaria della città dove, secondo loro, si era rifugiato un immigrato sospettato di essere uno spacciatore di droga. Peraltro, proprio nei mesi del più intenso braccio di ferro con il governo italiano, un report di Amnesty International certificava «violazioni sistematiche» da parte della gendarmeria transalpina al confine con l’Italia. Nel mutismo europeo. Che si è parimenti riproposto anche di recente, mentre tra il governo di Roma e l’Eliseo di nuovo si alzava la tensione.

Così come è un’impresa trovare prese di posizioni europee riguardo alla pratica delle espulsioni a caldo di Ceuta e Melilla, l’enclave spagnola in Nordafrica, al confine con il Marocco, da cui è separata da un sistema di barriere spesso assaltate da gruppi di immigrati che, oltrepassandole, si trovano praticamente in Europa. Ebbene, lì vige una prassi frequente, in voga indipendentemente dal fatto che a Madrid governino i popolari o i socialisti: gli irregolari vengono riportati al di là dei reticolati senza che vengano esaminati i loro documenti e consentito loro di presentare domanda di asilo. Ma in tutti questi casi, da parte dei portavoce della Commissione né dei Commissari stessi non c’è stata la stessa smania di radiografare o mandare avvisi, preventivi o meno, che invece puntualmente si verificano quando l’Italia, comprensibilmente, assume un’iniziativa per contrastare dei flussi altrimenti ingovernabili.
 

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