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Iran, pronte le impiccagioni per i manifestanti arrestati e condannati a morte
Le sentenze inflitte per proteste in Iran, comprese le condanne a morte per impiccagione, saranno presto eseguite. Ad annunciarlo è stato il capo della Giustizia iraniana, Gholam-Hossein Mohseni-Ejèi, secondo quanto riferisce oggi il portale di notizie Etemad, facendo notare che diverse sentenze sono state già confermate dalla Corte Suprema. Tra queste quelle dei dimostranti condannati per avere «condotto guerra contro Dio», reato punibile con la pena di morte. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, dall’inizio delle proteste in Iran, a metà di settembre, sono state arrestate almeno 18mila persone. Non è chiaro però quante di queste siano state incriminate. Le accuse sono state in maggioranza per partecipazione a manifestazioni illegali, incitamento alla rivolta e messa in pericolo della sicurezza nazionale. A novembre, ci sono state le prime condanne a morte di dimostranti.
Inoltre il regime iraniano avrebbe giustiziato più di 500 persone dall’inizio del 2022 a oggi, molte più che nell’intero 2021. A snocciolare i dati è l’ong Iran Human Rights, con sede in Norvegia, stimando in 504 il numero delle persone giustiziate per impiccagione. E il calcolo è reputato al ribasso. Nel conteggio dell’Ihr sono incluse le quattro persone che sono state messe a morte domenica scorsa con l’accusa di lavorare per lo spionaggio israeliano, e che sarebbero state giustiziate nella prigione di Karaj, il famigerato carcere di Gohardasht nei pressi di Teheran, sette mesi dopo l’arresto. «Sono stati condannati a morte senza un regolare processo in un giudizio a porte chiuse della Corte della Rivoluzione» ha riferito il direttore della ong, Mahmood Amiry-Moghaddam, secondo cui queste esecuzioni hanno lo scopo di diffondere un clima di paura sociale e di distogliere la pubblica opinione dagli errori dell’intelligence della repubblica islamica.