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Xi Jinping a Hong Kong avverte: "Non si cambia". Il discorso del presidente cinese: "La vera democrazia sotto Pechino"

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Il presidente cinese Xi Jinping ha lasciato la Cina continentale, per la prima volta dall'inizio della pandemia di Covid-19, per recarsi a Hong Kong, nel giorno in cui la ex colonia britannica ha celebrato il 25° anniversario del suo ritorno sotto Pechino. "La vera democrazia" a Hong Kong è iniziata con "il ritorno alla madrepatria", ha detto Xi, ampiamente criticato, al contrario, per aver stretto il controllo sull'hub finanziario.

Il presidente, diventato il leader più potente dai tempi di Mao tse-tung, ha officiato la cerimonia di giuramento del nuovo leader di Hong Kong, John Lee, che succede a Carrie Lam. Lee, considerato un "falco" vicino a Pechino e soprannominato dai suoi critici Pikachu (come il personaggio del cartone animato Pokémon), ha difeso la repressione dei manifestanti pro-democrazia e ha rivestito l'incarico di capo della sicurezza. Xi ha elogiato Hong Kong per aver superato "violenti disordini sociali", un riferimento alle massicce proteste del 2019, seguite da un giro di vite guidato da Pechino che ha soffocato il dissenso e chiuso i media indipendenti, rafforzando il controllo del Partito comunista cinese sulla città.

Gli attivisti si sono opposti ai tentativi di limitare le libertà e hanno chiesto elezioni pienamente democratiche. Sotto Xi, questa spinta è stata messa a tacere. Per anni, l'anniversario del passaggio di consegne da Londra a Pechino, l'1 luglio, è stato segnato da una cerimonia ufficiale al mattino e da una marcia di protesta nel pomeriggio.

Ora, i manifestanti sono stati ridotti al silenzio in quello che il Partito comunista ha salutato come il ritorno della stabilità nella città. Xi ha affermato che quello di "un Paese, due sistemi" è ancora una buona organizzazione che "deve essere mantenuta a lungo", ma ha chiarito che Pechino ha una "giurisdizione completa" su Hong Kong e che la città deve rispettare la leadership cinese. Il presidente ha inoltre avvertito che non ci sarà alcuna tolleranza per le interferenze straniere o per i traditori che si intromettono negli affari di Hong Kong. "Nessuno, in nessun Paese o regione del mondo, permetterà a Paesi stranieri o addirittura a forze e figure traditrici di prendere il potere", ha sottolineato Xi, aggiungendo che solo con la presenza di patrioti al governo di Hong Kong può garantire una stabilità a lungo termine.

Da Usa e Regno Unito sono arrivate critiche alla Cina. Il premier britannico Boris Johnson ha accusato Pechino di "non aver rispettato il suo impegno" di 25 anni fa, avendo "minacciato sia i diritti che le libertà" del popolo di Hong Kong. Mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha affermato che il gigante asiatico ha minato "la partecipazione democratica, le libertà fondamentali e i media indipendenti" della città. Pronta la risposta del Dragone, che ha accusato Londra di avere una mentalità coloniale. "Gli Stati Uniti e il Regno Unito parlano spesso di democrazia e diritti umani, ma chiudono un occhio sui loro gravi problemi e misfatti", ha attaccato il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian.

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